La fine di un dittatore secondo Sandro Pertini

Creato il 22 ottobre 2011 da Ostinato @MatteoCinalli

In questi giorni stiamo assistendo al solito BrutalShow Italiano dove vengono messe in esposizione foto macabre, del cadavere di Gheddafi. Questa, cari lettori, è l’Italia dei guardoni,quella parte dell’Italia che ama sbirciare dal buco della serratura, timorosa di diventare vittima di quello che succede nella “stanza”; questa parte dell’Italia sfrega le mani quando vede sangue, sorride se uno piange, si eccita se vede un volgare nudo di donna o di uomo praticamente plastificati (tanto vale comprarsi Barbie e Ken). Qui riporto le parole di Pertini, che quando vide lo scempio dei corpi di Mussolini si indignò, anche se Mussolini fu la rovina di molti Italiani, Pertini ebbe un forte senso di Humanitas deprecò l’atto poco civile. Penso che sia molto attuale questo brano, e lo propongo a tutti voi.

L’Ostinato Cinalli

“…I corpi non erano appesi. Stavano per terra e la folla ci sputava sopra, urlando. Mi feci riconoscere e mi arrabbiai: «Tenete indietro la folla!». Poi andai al CLN e dissi che era una cosa indegna: giustizia era stata fatta, dunque non si doveva fare scempio dei cadaveri. Mi dettero tutti ragione: Salvadori, Marazza, Arpesani, Sereni, Longo, Valiani, tutti. E si precipitarono a piazzale Loreto, con me, per porre fine allo scempio. Ma i corpi, nel frattempo, erano già stati appesi al distributore della benzina. Così ordinai che fossero rimossi e portati alla morgue. Io, il nemico, lo combatto quando è vivo e non quando è morto. Lo combatto quando è in piedi e non quando giace per terra“.

Sandro Pertini


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