Sabato 21 luglio alle ore 18:00, si è svolta presso la sala convegni dell’Hotel La Rosetta nel cuore del centro storico di Perugia, la conferenza-seminario dal titolo “La fine di un’era: cosa c’è dopo l’unipolarismo?” promossa dalla Rivista di Studi Geopolitici “Eurasia” e dal Centro Studi Eurasia-Mediterraneo.
Ad introdurre il dibattito è stato Andrea Fais, giornalista e saggista, collaboratore della Rivista di studi geopolitici “Eurasia”, che ha illustrato ai presenti l’ultimo numero della rivista dedicato al Mediterraneo, riallacciandosi a quanto esposto l’8 giugno scorso in occasione della prima presentazione pubblica (tenutasi sempre a Perugia), ed ampliando la visuale al complesso ed ambiguo rapporto tra le intelligence dei Paesi occidentali, ed in particolare degli Stati Uniti, e il mondo del radicalismo wahabita e salafita, evidenziando il percorso storico che ha condotto al definitivo fallimento di Washington nel preannunciato compito di mettere in sicurezza il pianeta sotto la propria guida egemonica.
E’ toccato poi a Giacomo Gabellini, redattore della Rivista di Studi Geopolitici “Eurasia”, spiegare le dinamiche strategiche che gli Stati Uniti hanno messo in luce nella loro storia in base alle più note teorie geopolitiche della scuola occidentale (Mackinder, Spykman, Huntington, Brzezinski ecc. …), illustrando i principali passaggi dialettici del suo saggio “La Parabola. Geopolitica dell’unipolarismo statunitense”, uscito recentemente per la casa editrice Anteo Edizioni di Cavriago (RE).
Fabrizio Di Ernesto, giornalista e saggista, ha preso la parola ponendo l’attenzione sull’importanza del Continente Indio-Latino nel processo di trasformazione degli equilibri geostrategici e geoeconomici planetari in senso multipolare, evidenziando l’importanza della via “popolar-patriottica” intrapresa da alcuni governi sudamericani al fine di affrancarsi dalla dipendenza o dal controllo statunitense, quali ad esempio il Venezuela di Chavez o l’Argentina della presidentessa Kirchner: un processo storico ben evidenziato dal suo ultimo libro “L’Alba del Nuovo Mondo. Come il continente indio-latino ha smesso di essere il giardino di casa degli Stati Uniti”.