La fine di un no tav

Creato il 12 marzo 2013 da Ilcanechesimordelacoda

Luca Abba sul traliccio da cui poi cadde

Quello seguente è un comunicato giunto dal carcere di Ivrea, in cui è ancora detenuto Luca Abba, uno dei NOTAV arrestati lo scorso 26 gennaio, e lì trasferito dopo le proteste che lo avevano visto protagonista nel carcere Lorusso Cotugno di Torino.
Il carcere non assolve a compiti di rieducazione e recupero sociale...La sicurezza è mera illusione..
Il carcere è insicuro per la vita di chi sta dentro..Così com'è, si può considerare la università del crimine e della cultura del reato, quale funzione può dunque avere questa struttura, che rispecchia una profonda contraddizione delle regole di tutto l'universo carcerario e nella gestione della giustizia, che così com'è concepita è solamente repressiva e non tiene assolutamente conto di quali siano le concause degli avvenuti fatti.
La Ministro stessa ha dichiarato che la "civiltà di  nazione si misura anche dalle sue carceri e dal trattamento dei detenuti". ed io aggiungo: "Ma se lo stato che deve garantire la legalità ai suoi cittadini ha di per sè un comportamento criminale e contravviene anche alla base fondamentale( vedi art.127 della Costituzione) come può essere imparziale e dare garanzia di legalità?"
Teniamo dunque presente la vivibilità nelle galere italiane che contravvengono all'accordo preso con la CEDU che richiama l'art.6 della legge 354 del 26 luglio 1975, non che gli articoli 6 e 7 del decreto presidenziale n.230 del 30 giugno 2000  e altresì dell'art.3 della convenzione che ricorda: " lo stato deve assicurare che tutti i prigionieri siano detenuti in condizioni compatibili al rispetto e della dignità umana, che le modalità di esecuzione del provvedimento non provochino all'interessato uno sconforto e un malessere di intensità tale da eccedere l'inevitabile livello di sofferenza legato alla  , tenuto conto delle sue necessità  pratiche dalla reclusione, la salute e il benessere del detenuto siano assicurati in modo adeguato. "
La CEDU ricorda inoltre che il CPT ha fissato a 7 mq per persona la superficie minima suggerita per la cella di detenzione. Ora parliamo delle realtà, quella tangibile da tutti quelli che hanno avuto la sfortuna di entrare nelle patrie galere: sovraffollamento. Parola troppo usata ma non compresa. dunque anche in questo carcere di Ivrea, seppur non sia così sentito, pur essendo quasi il doppio della capienza regolamentare, notiamo che la metratura non risulta comunque idonea, poichè con le celle di metri 4 per 2,30 ed un locale bagno separato che misura 4 per 0.9 metri e all'interno della cella con due tavolini fissi ai due muri, due letti messi a castello e fissati al suolo e quattro bilancette anch'esse fisse alle pareti, lo spazio per muoversi diviene molto scarso, difatti ci si muove con difficoltà essendo due detenuti per cella che ne permangono all'interno per ben 20 ore al dì, il disagio e veramente grande.
Il riscaldamento nei mesi invernali è carente, anche a causa dei due elementi che compongono i termosifoni che aggiunto a tutti gli spifferi d'aria a causa degli infissi fatiscenti e mancanti di manutenzione e tenendo anche il blindo aperto poichè in cella si fuma, il calore viene disperso totalmente, dunque o si sta nel letto o ci veste in maniera sproporzionata. Passo al fattore mangiare. Ci viene servito con dei carrelli, sono predisposti al riscaldamento ma non è utilizzato, dunque giunge in prevalenza freddo, scotto, e molte volte scarso; notando bene che nel giorno della domenica si serve solo il pranzo che comprende anche una patatae un pacco di wurstel a persona, per chi non ha possibilità, mangia quel poco e per giunta anche al freddo.
Nel locale bagno si è sprovvisti di acqua calda e bidè (come invece dovrebbe essere secondo Strasburgo).  LA doccia viene concessa per sei giorni la settimana con orari che combaciano sempre con le ore d'aria, dunque se non si vuole a fare una doccia in maniera frettolosa per il troppo affollamento si rinuncia alle ore d'aria. Non abbiamo una lavatrice in comune che permetta a chi non fa i colloqui di mantenersi decorosamente puliti, un locale dove stendere i propri panni, e siamo costretti a lavarli nel locale docce, togliendo igiene a quel luogo ove vengono lavati ogni genere di cose, stracci per il pavimento, pennelli, rulli, e quant'altro, tutto ciò igiene non è.
La scarsissima possibilità di lavoro che, tra l'altro è sottopagato obbliga ad un forzato ozio che è contrario e non rispetta certamente l'art.27 della costituzione italiana.
Poi arriva il momento della libertà e qui ecco il dramma, quello più grande e definitivo. Se sei un giovane e hai ancora una famiglia che ti segue e ti aiuta, sei fortunato, ma se sei solo e più anziano, come puoi stare al di fuori dei guai? è qui che dovrebbe intervenire lo Stato e come?
Avendo gli appoggi dai comuni, dalle provincie, dalle regione, mettendo a disposizione strutture e persone capaci di dare la possibilità di un alloggio, di un lavoro, di seguire psicologicamente quelli che hanno bisogno. Ecco cosa bisognerebbe cominciare a fare per dare dignità e forze per affrontare le dure realtà della vita e con ciò dare tutti gli aiuti necessari, così sarà tanta la gente che non dovrà affrontare la dura realtrà del carcere.
Luca Abba

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