La fine di una carriera

Creato il 04 febbraio 2011 da Silvanascricci @silvanascricci

Uno impiega tutta la vita a crearsi una reputazione ed in cinque minuti la distrugge.

E’ quello che succederà a me nei prossimi tempi, ho impiegato circa trent’anni a costruire un’immagine di affidabilità, serietà e competenza e so che tutto ciò andrà, bellemente, a puttane.

Ho finito di girare le riprese del film in cui ho una piccola parte, e vi comunico che, in vita mia, ho fatto, come attrice, due esperienze in una, la prima e l’ultima.

C’è da valutare una cosuccia che non avevo mai preso in considerazione: fare l’attrice è una fatica cane.

Prima il trucco e parrucco, poi le infinite scene ripetute, rifatte, rigirate fino allo sfinimento, l’attenzione per le entrate e le uscite nei tempi giusti, fermarsi ai segni per terra, senza però degnarli neppure di un’occhiata, l’ansia da telecamera, le dimenticanze sulle battute a cui tenti di mettere pezza andando a braccio; il regista che ripete “riprendiamo dalla terza battuta” e tu che impieghi la metà delle tue capacità mnemoniche a ricordarti qual’era la terza battuta e l’altra metà per ricordare quali erano le parole della terza battuta.

Stai ore in piedi ad aspettare lo spostamento delle luci e le prove microfono; stai fuori al freddo vestita di niente cercando di battere i denti solo con la mente.

E finalmente il regista dice la tanto agognata frase: “Buona la trentaquattresima”, e il sospiro di sollievo si sente fino a trecento chilomentri di distanza.

Decisamente è un mestiere che non fa per me.

Al massimo, fossi alla fame, potrei prendere in considerazione l’idea di attrice di teatro, almeno le prove si fanno sempre al caldo e al coperto.

Oddio, certo che se mi dimenticassi le battute… non sarebbe buona neppure la centesima.



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