«La Fine è il mio inizio» di J. Baier

Creato il 05 dicembre 2011 da Crichi

«Io voglio morire ridendo e se tutto sarà piùdifficile allora la risata sarà più corta»
Un vecchioregistratore, un padre, un figlio e le montagne toscane che li avvolgono.Tiziano Terzani è oramai arrivato a quel momento in cui è necessario fare flashbackdella propria vita e non lasciare ai posteri, in particolare al figlio, le sue esperienzedi vita professionali e personali. 
Tratto dall’omonimolibro «La fine è il mio inizio» di Tiziano Terzani e suo figlio Folco, il film è diretto dal registatedesco Jo Baier, che decide di assumersi il compito nonfacile di raccontare in pellicola la storia di uno dei giornalisti italiani trai più discussi, controversi e ricco di esperienze che sia mai esistito.
Pertanto, è consigliabile o anched’obbligo sedersi su una poltrona non troppo comoda per godere a pieno dellesfumature, spesso molto sottili e implicite, con le quali il regista cerca difar emergere un significato più ampio e profondo, come gli intesi silenzisottolineati da inquadrature lunghe, morbide e forse troppo lente.  Se da un lato il ritmo delracconto può sembrare eccessivamente enfatico, dall’altro abbiamo l’occasionedi apprezzare la penetrante interpretazione di Elio Germano, nei pannidi Folco, figlio di Terzani, fantasma di cui vorrebbe liberarsene, perché loconsidera molto diverso da sé e privo della capacità di capirlo veramente. E poi c’è un Tiziano Terzani,interpretato da Bruno Ganz, equilibrato, saggio e consapevole che giuntialla fine del quel viaggio, chiamato vita, si sono commessi anche degli errori,cui cerca di rimediare con la speranza che non sia tutto vano.  Tuttavia, guardando il filmritengo che non si sia concentrato abbastanza sulla costruzione cinematograficadei rapporti personali e umani dei personaggi, che sono risolti in manieratroppo sbrigativa e che quindi ti lasciano con molte domande.  Probabilmente è questo il sensodel film: lasciare la possibilità allo spettatore di farsi tante domande sullavita, sui rapporti genitore-figlio, d’amore, con sé stessi e arrivare così adire che «allora questa è la fine, ma è anche l’inizio di una storia che è la mia vita»