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La finestra sul porcile: Star Wars episodio VII – Il risveglio della forza

Creato il 04 gennaio 2016 da Cicciorusso

Star-Wars-Episodio-VII-Il-Risveglio-della-Forza“Abbiamo rimesso la chiesa al centro del villaggio” fu il commento dell’un tempo amato allenatore dell’AS Roma Rudi Garcia al termine del derby del 2013 vinto dalla maggica ai danni dei tronfi aquilotti. Il compito principale di J.J. Abrams era esattamente questo: riportare le cose alla loro dimensione naturale dopo che la seconda trilogia aveva banalizzato e violentato i nostri sogni e ricordi più cari. Se fare meglio degli infami prequel non era difficile, creare un prodotto davvero all’altezza era al contrario una questione estremamente complessa. Il rischio insito in queste operazioni è enorme: bisogna misurarsi con qualcosa che in decenni ha acquisito uno status allucinante, con un universo onnicomprensivo in cui le gente ha visto di tutto e che trascende di gran lunga il valore reale degli stessi film. Poche altre cose hanno permeato la cultura popolare quanto Guerre Stellari, e quindi ogni aggiunta alla storia viene attesa al varco da legioni di fans con il casco in testa e la spada laser sguainata, pronti a tagliare la mano del regista al primo riferimento sbagliato.

Personalmente ho affrontato Il risveglio della forza con animo completamente diverso da quanto avvenne con Episodio I. Nel 1999 mi presentai al cinema sull’invasato spinto e ne rimasi parecchio scottato. Memore della delusione, stavolta mi sono accinto alla visione con un certo distacco, e questo ha certamente beneficiato sulla percezione globale del film. Ma non è solo una questione di aspettative ridotte e predisposizione iniziale. Il senso di sollievo e di ritorno a casa è abbastanza evidente fin dalle prime scene, in cui si capisce che Abrams è innanzitutto un fan, dato che cerca fin da subito il recupero del senso vero della saga tramite riferimenti diretti e trovate visive che richiamano in maniera esplicita la trilogia originale. Certo, è innegabile che a tratti la storia si sviluppi in maniera fin troppo simile a quella del primo film, ma nel complesso è tutto sommato un peccato veniale, perché in questa maniera ci vengono almeno risparmiati tutti gli osceni tentativi di attualizzazione alla realtà contemporanea che sembravano dover in qualche modo riempire la sostanziale vuotezza della seconda trilogia. La dimensione narrativa è nuovamente quella di lotta fra Bene e Male, ci sono i buoni e i cattivi come nelle fiabe, non c’è alcuna concessione a critiche metaforiche alla politica estera del presidente di turno né vaghi riferimenti all’attualità. Da una parte c’è ciò che è giusto e dall’altra quello che è sbagliato, il movente sono gli ideali e non certo le tasse ingiuste o cialtronate del genere. Io ogni tanto ci ripenso e mi chiedo come cavolo gli venne in mente quella linea narrativa: tu per tutta la tua vita hai pensato di aver assistito al grande scontro eterno tra il Bene e il Male e invece vieni a scoprire che era tutta una faccenda legata all’IMU intergalattica. In Episodio VII tutti gli elementi inutili vengono rimossi e sostituiti con azione a profusione, una sottotrama nuova e qualche colpo di scena; la sensazione è di stare guardando qualcosa di realmente contiguo a quello che Star Wars dovrebbe essere. Anche la scelta del cast è azzeccata: in piena controtendenza rispetto alla seconda trilogia, i ruoli principali dei nuovi personaggi vengono affidati ad attori sconosciuti e riescono a vivere della propria personalità. L’opulenza di star degli ultimi lavori forse serviva a compensare il nulla cosmico ma l’avere Mark Renton, il signor Schindler e Jules Winnifield tutti vestiti in accappatoio toglieva l’ultimo briciolo di credibilità possibile ad una scrittura sciatta e sconclusionata. 

La finestra sul porcile: Star Wars episodio VII – Il risveglio della forza

Insomma, Episodio VII funziona bene e tutti i suoi sforzi sono nella direzione giusta. Nonostante tutto però c’era una una questione sulla quale questo sequel era destinato a fallire: trovare un cattivo all’altezza. Quello però era e resta un un problema insormontabile e irrisolvibile. Darth Vader è il villain migliore e più iconico mai tirato fuori dalla cultura pop, non esistono Goblin, Freddy Krueger o streghe di Biancaneve di sorta (l’unico cattivo di pari livello per riconoscibilità è forse il Joker). Il fu Anakin Skywalker è imbattibile per look e stile, pochi elementi alchemicamente perfetti: un casco integrale, un mantello, un po’ d’asma e la sua musichetta personale. Appena compare tutti si cacano sotto, perché lui neanche ti deve toccare con le mani per farti capire che è il più forte. Se Guerre Stellari è divenuto il culto che è lo si deve soprattutto a Darth Vader, che rende la seduzione del lato oscuro una cosa reale e la tentazione di Luke una prova il cui esito non è così scontato. Non riesco a pensare a nessun altro antagonista filmico che riesca ad essere oggetto di ammirazione quanto l’ex Jedi. Pensiamo a quello sfigato di Darth Maul: per renderlo pauroso gli hanno messo i tatuaggi in faccia e le cornine in testa, ma alla fine pare solo uno dei Prodigy e non fa fa proprio paura a nessuno. Se scatta la rissa al pub di sicuro è il primo che prende le pizze. Quindi il problema non è tanto Kylo Ren, quanto piuttosto chi lo ha preceduto. Nello specifico poi la sua insicurezza forse è solo un modo per farlo crescere in seguito, anche se gli spazi di manovra però sono davvero ridottissimi.

La finestra sul porcile: Star Wars episodio VII – Il risveglio della forza

In conclusione, Il risveglio della forza è passibile di mille critiche scontate ma alla fine è anche il meglio che ci potesse aspettare. Per trovare il paragone con quello che trattiamo di solito si può dire che è un po’ come 13: parte da presupposti difficili, sfrutta le sue peculiarità al massimo – anche tramite un ampio uso del riciclo – ma alla fine ci presenta lo scenario migliore possibile. E confeziona un prodotto a cui un domani potremmo ripensare con piacere e non con odio. Partono i titoli di coda e non puoi che chiederti quando uscirà Episodio VIII. Anche perché il gancio finale con cui il film si congeda è magistrale, risponde al grande interrogativo che aleggia per tutto il film e contemporaneamente lancia l’amo al prossimo capitolo. Un quesito che trae valore da elementi che vanno anche oltre la trama stessa, perché, se tutti abbiamo visto Harrison Ford in altri mille ruoli, Mark Hamill è sostanzialmente non pervenuto dall’epoca. Quindi il grande “e tu dove cazzo eri finito?” rivolto a Luke Skywalker risponde a un desiderio reale di scovarlo, vedere che faccia abbia oggi e sapere cosa abbia fatto nel frattempo. Per le risposte toccherà aspettare il 26 maggio 2017. (Stefano Greco)



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