La Finlandia ha bisogno di riforme strutturali

Creato il 21 luglio 2014 da Keynesblog @keynesblog

Una tipica ragazza finlandese che vive al di sopra dei propri mezzi

Mentre l’ex premier finlandese Jyrki Katainen, neocommissario dell’Unione Europea per gli Affari economici e monetari, spiega all’Italia che deve fare le riforme e che si opporrà ad ogni “flessibilità creativa” per eludere il patto di stabilità, noi siamo venuti in possesso di un riservatissimo documento dell’Unione Europea proprio sulla Finlandia. Non si mette bene per il paese governato fino a un mese fa dal sig. Katainen.

Il Dipartimento Riforme Austerità Competitività Ultra-Liberismo Avanzato (D.R.A.C.U.L.A.) della Commissione Europea ha esaminato, nell’ambito del suo mandato, la situazione macroeconomica e delle finanze pubbliche della Repubblica di Finlandia.

I principali indicatori macroeconomici delineano un chiaro deterioramento dell’economia finlandese. Il Prodotto Interno Lordo ha subìto una pesante riduzione in seguito alla crisi del 2008, maggiore di quella di molti altri paesi membri e, sebbene nel bienni 2010-11 abbia recuperato grazie a una crescita significativa, dal 2012 il processo di recupero si è arrestato e la crescita in termini reali è tornata in terreno negativo (fig.1).

Fig.1 – Tasso di crescita del PIL

Allo stato, il PIL della Finlandia è ancora sensibilmente inferiore al picco precedente la crisi (fig.2), con una riduzione cumulata pari al 6,4%. La traiettoria continua ad essere discendente, sia pure ad una velocità minore rispetto al 2012.

Fig.2 – PIL a prezzi costanti

La riduzione dell’output si riflette nella crescita della disoccupazione, giunta nel maggio dell’anno in corso a superare il 10%. Una caratteristica peculiare del paese è l’alta volatilità del tasso di disoccupazione che risente fortemente della stagionalità. Tuttavia è evidente la tendenza al peggioramento dell’indicatore destagionalizzato che, come il PIL, non ha mai recuperato pienamente (fig.3)

Fig.3 – Tasso di disoccupazione armonizzato destagionalizzato

La perdita di posti di lavoro ha riguardato i settori manifatturieri tradizionali, ma in proporzione ha colpito in misura più elevata  le produzioni tecnologiche nelle quali la Finlandia si era specializzata negli ultimi decenni (fig.4). I tagli al personale di Nokia, annunciati dalla controllante Microsoft nelle scorse settimane, accentueranno la contrazione occupazionale nell’elettronica.

Fig. 4 – Occupazione nei principali settori produttivi

Gli indicatori strutturali della Produttività Esogena Nominale Aggregata (P.E.N.A.)  pongono la Finlandia tra gli stati membri più lontani dal benchmark di riferimento utilizzato dal D.R.A.C.U.L.A., la Grecia, paese che più di altri ha implementato le necessarie riforme indirizzate alla riduzione del costo del lavoro (fig.5 e 6), ed evidenziano la divergenza del paese scandinavo dalla media della zona euro.

Fig.5 – Indice del costo del lavoro Finlandia/Grecia

Fig. 6 – Costo del lavoro per unità di prodotto

Al quadro macroeconomico in deterioramento si affianca un netto peggioramento delle finanze pubbliche. La spesa pubblica misurata in rapporto al PIL è cresciuta di oltre 10 punti percentuali rispetto al minimo registrato prima della crisi (fig.7), inserendo la Finlandia tra i paesi dell’area euro caratterizzati da un elevato rapporto tra spesa pubblica e Prodotto Interno Lordo, con una percentuale che risulta appena inferiore al 60%.

Fig.7 - Spesa pubblica/PIL

La crescita della spesa, collegata al generoso stato sociale scandinavo, ha portato il bilancio pubblico in passivo (-2%) sebbene ancora all’interno dei parametri del Trattato di Maastricht. Tuttavia il debito pubblico risulta in rapida crescita e ormai vicino alla soglia del 60% del PIL (fig. 8), che verrà prevedibilmente superata nel corso del 2014.

Fig. 8 – Debito pubblico / PIL

Il vertiginoso aumento del costo del lavoro e la spesa pubblica fuori controllo hanno inoltre prodotto un rapido deterioramento della competitività del paese, che si riflette nel deficit di partite correnti degli ultimi tre anni (fig.9) , riproducendo in Finlandia i ben noti squilibri protagonisti della crisi dei paesi mediterranei che hanno vissuto al di là dei propri mezzi. La Finlandia tende sempre meno a somigliare ad un paese del nucleo centrale dell’eurozona e sempre più ad un paese periferico. Si può parlare a ragion veduta di “meridionalizzazione scandinava“.

Fig. 9 – Partite correnti / PIL

 Risulta quindi urgente l’adozione, da parte del governo finlandese, di politiche aderenti alle indicazioni contenute nelle Linee di Austerità Consolidamento e Risparmio con Incentivo Macroeconomico Emergenziale & Stabilizzazione Attiva  Neutrale della Governance dell’Unione Europea (L.A.C.R.I.M.E. & S.A.N.G.U.E.).

In particolare appare prioritaria una sostanziale riduzioni delle prestazioni dello Stato Sociale, al fine di incentivare l’offerta di lavoro che risulta spiazzata da emolumenti eccessivamente generosi. Inoltre il clima rigido della Finlandia sembra offrire l’opportunità di sperimentare una significativa riduzione dei sussidi alle spese abitative, rapidamente cresciuti negli ultimi anni (fig. 10), al fine di incentivare i lavoratori ad una più lunga permanenza sui luoghi di lavoro, remunerata con una temperatura ambientale non superiore ai 16 gradi centigradi, evitando così di ricreare nelle imprese il clima mediterraneo ostile alla produttività.

Fig.10 – Indennità per le spese abitative

Ulteriori misure verranno indicate in un successivo rapporto nell’ambito delle Raccomandazioni previste dal programma congiunto con la Direzione Ordo-Liberale Oscuramento e Relativizzazione Europea (D.O.L.O.R.E.).

Questo articolo è satirico, ma i dati sono veri. Un’analisi più “seria” che mette in evidenza le vere cause della recessione finlandese si può leggere qui


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