di Giovanni Agnoloni
La Fiorentina sotto il fascismo secondo Francesco Russo
Figlio di una mano felice, di stampo pratoliniano, questo romanzo – la storia di quattro ragazzi di Brozzi (un tempo borgo staccato da Firenze, oggi quartiere dell’hinterland del capoluogo toscano), viaggia, tra il 1931 e il 1940, sul filo di eventi sospesi tra il tifo per la (quasi) neonata Fiorentina, gli innamoramenti adolescenziali e la vena sempre più imperialistica e guerrafondaia del fascismo.
Lo Stadio “Berta” (da Wikipedia)
Lo si può considerare una sorta di romanzo di formazione carico di risonanze storiche. Frutto di un attento lavoro di preparazione giornalistica e pieno di riferimenti a fatti e personaggi del periodo, il libro coniuga il gusto intimo della condivisione di avventure private, lo spirito sodale di Graziano, Barnaba, Gigli e Montini – i protagonisti – e uno sfondo di eventi che, pur non essendo (come, in definitiva, neanche il calcio) il “focus” della narrazione, proiettano sulla crescita di questi ragazzi un’ombra che tinge progressivamente di nero le loro vite.
L’autore è stato molto efficace nel rendere questo crescendo atmosferico, dove gli amori tormentati, i contrasti politici e le vicende sportive della compagine viola al nuovo stadio “Berta” (quello che poi sarebbe stato modificato, diventando l’attuale “Franchi”) sono come delle stazioni di sosta per “riprendere fiato” prima di tornare a immergersi in un mare di paura. E, come giustamente è stato osservato in una delle presentazioni fiorentine del romanzo, ci sono anche tanto camminare e tanto pedalare nelle campagne intorno alla città, tanta voglia d’aria e di libertà.
Finale D.O.C. Ottimo.