La fisica dietro all'uomo proiettile

Da Marta Saponaro

Quando ero piccola sono andata varie volte al circo. Pian piano mi sono resa conto che è uno spettacolo che non amo molto più che altro non so il motivo ma mi mette tristezza insomma mi nasce il sentimento opposto a quello per cui esiste il circo.
Tra gli artisti che preferisco sono i trapezisti. Non ho, invece, mai assistito allo spettacolo dell'uomo proiettile che, insieme alla donna cannone e al clown, è la figura più emblematica.
Non solo uomini ma anche donne hanno provato a cimentarsi in questa performance.

Siamo in America e nel 1871 c'è il primo brevetto per un cannone modificato per lanciare, come se fosse un proiettile, un uomo. L'idea venne ad un circense canadese di nome George Hunt.che sparò un certo Lulù, un travestito, al Niblo's Garden di New York. Due anni dopo George Loyal ripropose questo spettacolo. La prima donna fu miss "Zazel", nel 1887, ammaliò gli spettatori purtroppo la sua carriera terminò negativamente in un letto paralizzata. Per un lungo periodo l'uomo proiettile venne dimenticato, ricompare agli inizi del secolo seguente per desiderio di una famiglia circense italiana gli Zacchini.
Questi modificarono il cannone inserendo all'interno della bocca una capsula di aria compressa. Infatti inizialmente si usava l'esplosione da fuoco, come nei campi da battaglia.
L'ultimo della dinastia Zacchini è morto, alla veneranda età di 87 anni, nel 2000 a Tampa. Le sue prestazioni conquistarono il pubblico americano e furono famosissime. Egli si faceva sparare a velocità molto elevate finendo in una rete di sicurezza. Questa famiglia ha creato una storia in America e vicino a Tampa c'è un palazzo ed una via che portano il loro nome, inoltre fu loro dedicato anche un libro con il titolo "The great Zacchinis", I grandi Zacchini.
Federico Fellini rimase talmente impressionato dalle capacità di questi uomini che nel film i "Clowns" voleva inserire anche una scena che parlasse di loro, purtroppo  non venne inserita.
Nella cittadina dove gli Zacchini vivevano, il sindaco aveva esposto un cartello segnaletico assai singolare "se vedete un uomo che vola non preoccupatevi sono gli Zacchini che stanno provando". Infatti poiché il giardino della loro casa era troppo corto generalmente si lanciavano verso le case di fronte attraversando la strada. A volte accadeva che alcuni automobilisti, ignari di questa consuetudine, vedendo volare un uomo da una parte all'altra della strada perdevano il controllo dell'auto causando vari incidenti. Nel 1948 la rivista Life dedicò un servizio su questi acrobati spericolati. Ne risultò una storia pazzesca: la famiglia non era di origini circensi. Nel 1868, Ildebrando Zacchini era un pittore ferrarese che rimanendo povero per la morte dei genitori a causa del colera, iniziò a lavorare per vari circhi come ginnasta aereo arrotondando i soldi con lavori amministrativi. Conobbe Nina, appartenente ad una famiglia benestante veneta, e fondò il suo primo circo chiamandolo Circo Olimpico dove oltre ai classici numeri venivano rappresentate farse, drammi, rappresentazioni sacre e incontri di lotta. I due coniugi ebbero nove figli che pian piano si specializzarono diventando clown e trapezista, Edmondo; Bruno e Hugo cavallerizzi; Jolanda contorsionista; Olga, Mario, Vittorio, Emanuele e Teobaldo filferristi. Presentarono durante la loro carriera svariati numeri anche per altri circhi. Se volete sapere latro vi consiglio l'articolo pubblicato sul sito Circo dove ho tratto queste informazioni.
Dalla prima "cannonata umana", dove l'acrobata percorreva tutta l'arena atterrando su una rete, per aumentare il pathos, si giunse a far percorrere una distanza di 70 metri misurata in linea orizzontale, però realmente la lunghezza della traiettoria percorsa dall'uomo proiettile è maggiore in quanto il moto è parabolico. Togliendo gli effetti del fumo e del rumore, che sono scenici, la spinta, in realtà, è data non dall'esplosione ma da una molla ad aria compressa. Questo tipo di spettacolo ha in se due pericoli: il primo è la spinta vera e propria che è così violenta che colui che la riceve perde conoscenza, diventa quindi indispensabile che si riprenda prima dell'impatto per potersi preparare all'atterraggio sulla rete, il secondo riguarda la rete stessa. Questa deve essere collocata alla giusta distanza dove termina il moto dell'artista. E' fondamentale conoscere la traiettoria per dare sicurezza all'esecuzione di questa esibizione, senza che il fascino di tale impresa ne perda. Diventano indispensabili, quindi, studiare le caratteristiche della molla, affinché garantisca la spinta necessaria, e sapere la massa del proiettile e l'inclinazione del lancio.
Se la storia vi intrippa, segnalo il film, del 1995,  "L'uomo proiettile", regia di Silvano Agosti con Paola Agosti e Bruno Wolkowitch, come attori, la colonna sonora è di Ennio Morricone dura, circa 100'.

Questo film è tratto dall'omonimo romanzo.

E' la storia di un uomo che per sopravvivere entra in un circo e abbraccia questa professione che lo impegna solo due giorni alla settimana. Non più di tre ore di lavoro  al giorno; rimangono ben 21 ore per vivere questa è la prima regola dell'uomo proiettile. Il protagonista ha tentato di proporre al suo datore di lavorare solo tre ore quotidiane, ma poiché non riesce, risponde ad un annuncio sul giornale dove cercano un giovane coraggioso per attività artistica: l'impegno un'ora di lavoro al giorno e ottima retribuzione. Così decide di intraprendere questa carriera e...BUONA LETTURA.