Buzzi di Racalmuzzi, scroccone nato senza ‘na vergogna, convinto assertore della galenica medicinale de quattr’umori, bile nera flegma o catarro, sangue e bile gialla, ottima dottrina concepita da più di duemila anni e tramandata ai posteri in magnifici geroglifici, conservati intra alla dispensa di libri antichi e vecchi manoscritti, che sapea mettere in giusta corresponsione il micro e il macro cosmo, e combinare insieme in tante proporzioni i quattro elementi naturali, aria terra fuoco e acqua, dalla quale discendea l’equilibrio che tiene sano il corpo, se quel dì era di tetro umore la cagione era da cercasse nell’eccesso d’umiditate condensata nell’aria che facea sobbalzare l’atrabile oltre la misura predisponendo il corpo alla flatulenza e all’acidità de stomaco, dandogli un gran fastidio poiché esso risonava come un tamburo o il rombo d’un cannone, ratapum ratapum pum pam, e non c’era verso de calmarlo, e apperciò se sentiva in corpo tanta polvere da sparo d’assaltare ‘n’intera caserma militare, proprio oggi ragionava il dotto professore mentre decifrava l’abile scrittura del Galeno gli doveva succedere sta’ grande combustione, oggi che doveva arrecarsi in consiglio comunale a perorar la causa d’una delibera atta a rendere edificabili taluni terreni demaniali, che con uno bello stratagemma ingegnato apposta dal Racalmuzzi doveva apportar alle casse di privati cittadini nu bello gruzzoletto, ma mentre leggeva sentiva ancora le cotiche di ieri come s’avessero messo gambe e ali e viaggiassero su e giù pigliando ogni minuto/secondo la cabina ascensionale, e nu picciolo presentimento si facette strada intra alla coscienza di Buzzi di Racalmuzzi, forse aveva un pochino esagerato a magna’ tutte quelle cotenne, ma la serata si prestava bene e si stava in bona compagnia, il vino sgorgava a garganella e si brindava all’affare che si stava concludendo in consiglio comunale, Buzzi c’aveva messo tutto il suo ingegno per cambiar le carte in tavolo, il merito era suo e tutta l’allegra comitiva voleva compensarlo alla sua maniera rimpinzandolo come non mai dei piatti da lui deliziati e con qualche accorta bustarella fatta scivolare al momento opportuno quasi distrattamente e senza farci caso comme se fosse all’improvviso piovuta dal cielo nella tasca della sua giacchetta tal ché tornando a casa lui si sarebbe detto toh!, e chista mo’ che n’è?, un piccolo pensiero delli amici miei, sicuramente, e per valutare quanto bene gli vogliono sta’ amici il Buzzi con il palmo della mano n’avrebbe soppesato con precisione matematica la consistenza la forma e lo specifico spessore, come fosse uno scrupoloso alchimista d’altri tempi, giusto per evitare che ci fussero errori o malintesi pecché se sape che fidarsi è bene ma diffidare è meglio, ma certo ora con chist’antipatica flatulenza come faceva ad arrecarsi al nobile convegno ad incartar le menti dei suoi zotici concittadini?, e quindi abbisognava d’un rimedio urgente, poiché alla fine Galeno o non Galeno si capiva bene che la mescolanza degli umori non c’entrava niente ma ch’era soltanto quistione d’ingurgitar la giusta tisana quella ch’avrebbe messa a posto tutto il digeribile apparato tirando dagl’intestini i succhi gastrici e tutte le altre scorie facendo ritornar all’allampanato Buzzi di Racalmuzzi tutto il suo spirito sereno.