Carissimi ospiti del Salotto,
una lunga convalescenza può avere anche un lato positivo se si è amanti dei libri. È stato così per la sottoscritta che – costretta al quasi assoluto riposo – ha approfittato e trovato giovamento in molte letture, tolte alle alte pile dei volumi comprati e ancora intonsi, accatastati per ogni dove, come d'abitudine di ogni buon librovoro.
Così mi è capitato di leggere un libricino della Sellerio, frutto di un affare in un mercatino dell'usato, scritto da uno degli autori che ammiro dal primo assaggio, il padre del Mystery, il vittoriano Wilkie Collins.
Ho amato i suoi due romanzi più noti, La pietra di luna (1868) e La dama in bianco (1860), letti e riletti con piacere immenso, pur conoscendone l'epilogo che nei gialli pare sia l'ostacolo principe a una rilettura; ma Collins possiede il dono di tenere il lettore col fiato sospeso, in un'epoca in cui poco si poteva scrivere di 'apertamente scioccante' per tenere alta l'attenzione, egli riesce a intuire quale sia il meccanismo psicologico che sprona il lettore a proseguire nella lettura suo malgrado, un congegno che si compone di una trama intelligente, ricca di dettagli e indizi accortamente seminati nelle pagine, ma anche di una caratterizzazione psicologica dei personaggi capace di confondersi col lettore e passargli, come per osmosi, le emozioni e le ansie che li dominano.
Collins fu amico e stretto collaboratore di Dickens, il quale ne fece un ospite fisso delle sue testate (Household Words e All the Year Round), ma a causa della particolarità dell'argomento trattato ne La Follia dei Monkton, che recensisco in questa sede, all'epoca si preferì non pubblicare la storia, il che dimostra una volta di più il potere di censura vigente nell'epoca vittoriana, quella che oggi definiremmo una facciata perbenista che nasconde quella realtà oscura e maleodorante, sfociata poi nei macabri delitti a Whitechapel, materia prima per il genere giallo che da Collins rimbalzerà nel più famoso dei suoi 'allievi' di stile, Arthur Conan Doyle.
Ma qual è, dunque, l'oggetto-tabù di questa short story?'La follia dei Monkton' di Wilkie Collins
Quando la cripta di Wincot
reclamerà insistentemente
dei Monkton il discendente,
che giace solo e abbandonato
sotto un cielo spietato,
senza quella degna sepoltura,
che la nobile origine assicura,
questo per i Monkton sarà il segno
della fine imminente di ogni ingegno.
Rapido sarà il deperimento,
sino all'estinzione dell'ultimo elemento;
la stirpe dei Monkton scomparirà
e di essi nessuna traccia resterà.*
Titolo originale: Mad Monkton
Autore: Wilkie Collins
Casa editrice: Sellerio
Collana: La memoria n. 510
Traduzione: Franco Basso
Pagine: 128 brossura
Anno di pubblicazione: 2001
Prezzo: € 8,00
EAN: 9788838917172
Trama Il Monkton “folle” della storia è Alfred Monkton, un giovane brillante la cui vita viene però distrutta dal ritrovamento di un antico versetto nella libreria di famiglia. La leggenda riportata nel testo riguarda la famiglia Monkton e predice l’estinzione dell’intera stirpe qualora uno dei membri, alla sua morte, dovesse essere sepolto fuori dalla tomba di famiglia.
Orribili ricordi riaffiorano nella mente del giovane Alfred: suo zio, Stephen Monkton, non è forse perito in un duello in Italia, precisamente a Napoli e lì sepolto?
Ad Alfred resta poco tempo per salvare la sua stirpe: coadiuvato da un amico da inizio alla sua caccia al cadavere, in modo da riportare il corpo dello zio alla tomba di famiglia.
L'Autore
William Wilkie Collins (1824-89) è uno dei primi autori di storie poliziesche. Il suo romanzo più celebre, La pietra di luna (1868) definito da T. S. Eliot «il primo e il migliore tra i romanzi polizieschi», ha fornito l'archetipo delle trame di mistero e di suspense centrate sulla soluzione razionale di un delitto misterioso. Amico e consigliere di Charles Dickens, collaborò alle sue riviste con un gran numero di racconti e un romanzo a puntate, La dama in bianco (1860). Di Collins questa casa editrice ha pubblicato Tre storie in giallo (1985), Il truffatore truffato (1991), Testimone d'accusa (1996) e Il pigro viaggio di due apprendisti oziosi (2003). (Fonte: Sellerio)
Recensione
Esiste qualcosa di più intrigante di una maledizione* per spronare la curiosità umana?Se poi all'anatema si somma il dubbio della follia di una mente, il mistero è completo.
Il personaggio che narra le vicende a posteriori, si confonde sin dalle prime pagine nel lettore stesso, il coinvolgimento psicologico è naturale, quasi inconscio, così si entra nel pieno del mistero forti di una salda razionalità – quella del personaggio narrante – e del pregiudizio verso il sovrannaturale che ne è logica conseguenza.
L'incontro con Alfred però incrina ogni certezza, Collins è maestro nell'insinuare il dubbio nella mente di chi è in ascolto. Per il narratore/lettore, la ricerca del corpo di Stephen Monkton, si muta in vera e propria indagine: in parte condotta assieme al fragile enigmatico Alfred, in parte in solitudine nella propria mente, nel tentativo di capire se la follia dell'amico sia reale o semplice suggestione.
Il mistero non manca di colpi di scena, pur nel breve spazio di una short story.