La vasca in travertino, di forma ottagonale, prende slancio da quattro gradini sottostanti che ne ripetono il disegno, compensando il dislivello della piazza con uno zoccolo a cuneo.
E’ considerata la meno pregevole tra le opere del grande artista poichè presenta scarsi rilievi ornamentali. Sulla vasca si alternano infatti semplicemente quattro stemmi papali e comunali, a dimostrazione che l’opera venne eseguita anche con il contributo della civica amministrazione.
Nel 1860 Papa Innocenzo XI, Odescalchi (1676-1689), vi fece eseguire alcuni lavori di restauro, e il Senato romano volle che la sua munificenza fosse ricordata in un distico. L’iscrizione esiste ancora sui riquadri della vasca, ma si legge con difficoltà e riserva una piccola sorpresa; infatti col passare dei secoli i distici sono diventati due; il primo del 1680, risale al quarto anno di pontificato di Innocenzo XI, il secondo, che ne costituisce la continuazione, è esattamente due secoli dopo (1880) e riguarda un altro restauro effettuato a cura del Comune
Ecco la simpatica sequenza:
<<Imperat undicimus quarto innocentius anno et rediviva fluit facta perennis aqua>> (Nel quarto anno del pontificato di Innocenza XI l’acqua, fatta perenne, fluisce rediviva )
<<Facta perennis aqua everso sed squalida fonte nunc instaurato vivida fone scatet>> (L’acqua, fatta perenne, ma squallida per la fonte rovinata, ora, dopo il restauro, zampilla vigorosa). Segue la sigla SPQR e la data 1880.
Presso questa fontana, restaurata non molti anni fa, il maestro Ottorino Respighi si recò più volte all’alba a trarre ispirazione per il suo poema sinfonico dedicato alle fontane di Roma.