Siamo in Cina in un'epoca non ben definita che potrebbe situarsi tra il 600 e il 900 circa. L'imperatore è osteggiato da una fazione ribelle conosciuta con il nome di Pugnali volanti (ma sarebbe andato bene anche lame rotanti e forse avrebbe fatto più figo), un gruppo pressoché invisibile e inafferabile che contesta il despotismo dell'imperatore.
Due ufficiali dell'impero, Leo (Andy Lau) e Jin (Takeshi Kaneshiro) si incaricheranno di portare a termine un piano per sgominare la temibile organizzazione avversaria. Sarà proprio Jin, tentando di sedurre la ballerina cieca Mei (Zhang Ziyi) sospettata di essere affiliata al misterioso clan, a provare a rintracciare i Pugnali volanti.
Quel che colpisce fin da subito è la scelta visiva fatta da regista, scenografi, costumisti e fotografi. Splendide location immerse in un'esplosione di colori, tonalità e dettagli che ci trasportano magicamente in un'era e in una cultura per noi davvero lontane, una vera gioia per gli occhi, per gli appassionati d'oriente e anche per i curiosi.
Le coreografie degli scontri e delle danze sono ben equilibrate, vengono ovviamente infrante senza spiegazione alcuna diverse regole della fisica ma questa è una particolarità insita nel wuxia, ciononostante nessuna delle coreografie risulta troppo azzardata da rasentare il ridicolo. Il fascino di film come questo sta proprio lì, nelle immagini, nei movimenti e in quel respiro epico e romantico che intinge la storia dall'inizio alla fine. Personaggi capaci di determinazione infinita, immane sacrificio e dedizione. Non mancheranno in uno svolgimento canonico alcuni colpi di scena mai però veramente spiazzanti.
Il film naviga verso il suo epilogo grazie alla recitazione dei tre protagonisti principali ma soprattutto grazie all'intensa storia d'amore tra cacciatore e preda. Perché ne La foresta dei pugnali volanti volano mazzate e sangue (ma neanche poi tanto) ma in definitiva di una grande storia d'amore si parla.