"La formula del professore" di Ogawa, primo step del Grande Fratello Letterario
Premessa: alcuni mi hanno scritto dicendomi che il libro è andato fuori catalogo, considerato che è stato pubblicato da Il Saggiatore nel 2008, beh, non so bene che cosa dire. Altri lo hanno trovato in biblioteca. Speriamo che anche i primi possano trovarlo presto.
L’incipit è fenomenale: “Io e mio figlio lo chiamavamo il professore. E lui chiamava mio figlio Rūto, radice quadrata, per via della sua testa piatta […]”.
Vi confesso che passare da Moccia a Ogawa è stato come baciare una persona il mattino, appena svegli ancora sul letto, e dopo avere lavato i denti, collutorio e caramella alla menta (metafora che neppure Borges avrebbe tentato).
Il tema della memoria è subito affrontato, tutto si è bloccato al 1975, l’unica libertà successiva corrisponde a 80 minuti. Inoltre, la matematica – nulla di tecnico o difficile – è iperpresente nel testo.
«Risposta esatta. Guardi che meravigliosa sequenza di numeri. La somma dei divisori di 220 fa 284. La somma dei divisori di 284 fa 220. Sono numeri amici, una combinazione estremamente rara. Pensi che Fermat e Cartesio riuscirono a trovarne soltanto una coppia ciascuno. Sono numeri legati da un vincolo divino. Non crede sia bellissimo?».
La scrittura è dosata magistralmente, non so se per merito della traduzione di Mimma De Petra oppure per una abilità di Ogawa, o entrambe. La storia mi sta garbando non poco, ma voglio leggere ancora un po’ per entrare nel merito delle questioni.
Il prossimo step fino a pagina 98 (fine del primo capoverso), a mercoledì.