“La formula del professore” di Yoko Ogawa – GFL Step 2

Creato il 04 giugno 2010 da Sulromanzo
Di Morgan Palmas
La festa della Repubblica ha posticipato un paio di giorni il secondo step di questa iniziativa. 
Non so voi, io sto entrando nel libro, lo sto capendo. Ogawa utilizza alcune tecniche ammirevoli per delineare il rapporto fra l’anziano e il ragazzino, fra il datore di lavoro e la governante. Riti e parole che si ripetono per andare oltre il blocco degli ottanta minuti di memoria, salti nel tempo che confondono e rendono talvolta ironico l’evolversi delle vicende. Un’ironia sottile, fra le righe. 
Sarà la mia passione per la matematica, sarà che la logica delle strutture mi affascina, il romanzo si presenta soddisfacendo alcuni miei gusti che ritengo fondamentali in un testo di narrativa. I numeri non sono un espediente, si misurano con il piacere o il dispiacere verso la matematica di ognuno dei protagonisti; i numeri simboleggiano una delle chiavi di interpretazione del romanzo, tutto si dimentica, grazie ai numeri si ricorda, le loro leggi permangono nonostante l’oblio. 
L’immagine che il creatore fosse in qualche luogo a cucire merletti m’è sembrata originalissima, oltre che assai delicata per riflettere sul rapporto fra immanente e trascendente. 
Ogawa si concentra nei legami fra persone e pensieri, mutando di continuo i riferimenti, donando instabilità alla stabilità e viceversa; in un gioco di traslazioni il più delle volte impreviste. Da un lato i fondamenti della matematica, dall’altro le costruzioni mentali che essa permette, illuminando zone oscure, chiarendo passaggi logici o che vorrebbero essere logici. Oltre alla matematica c’è il baseball, uno dei ponti fra le diverse generazioni del romanzo. Procedo fiducioso nella lettura, tempo investito con proficuità.
Prossimo step fino a pagina 146, a mercoledì. 


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