Polpettone alla yankee, a base di american dream come ingrediente di base, un po' di razzismo come amalgama, rapporto conflittuale padre/figlio come nelle migliori famiglie, passato/presente/futuro come condimento forte, e come contorno un finale a sorpresa che non sorprende proprio nessuno.
Agli autori americani piace la genesi familiare, piace inoltrarsi tra le mura domestiche, e sempre allo stesso modo.
Con molta determinazione, molto intuito, molto mestiere, senza guardare in faccia a nessuno. Non tanto per difendere i consumatori, ma per difendere - molto - il proprio conto in banca.
E il figlio, il protagonista, che cresce in questa famiglia che dal nulla ha tutto, come nei migliori romanzi d'appendice, cerca di smarcarsi e di allontanarsi dal papà 'cattivo'.
Per poi caderci dentro alla grande, perché è più comodo così.
Un libro scontato e un po' inutile, che ci butta addosso tutti i cliché americani - senza sapere che sono cliché - che vuole sembrare un po' di denuncia e un po' di rinuncia, un po' storia d'amore e un po' di riscatto morale e sociale.
Neanche scritto bene.
A Roma direbbero '... na sola'!