Appare sempre più chiaro che la sicurezza e la lotta al terrorismo non sono che un pretesto, cosa del resto più che asseverata dal fatto che tutti i protagonisti della strage erano ben conosciuti, che il primo ministro aveva rifiutato una lista di jahidisti francesi offerta dal governo di Damasco e che dunque ci si è ben guardati dal fare il molto che si poteva per evitare l’assalto. In realtà un’ elite che ancora copre e nasconde ai cittadini le sue scellerate azioni fuori dei confini, che straparla ogni giorno della lotta senza pietà contro quelli che riforniva di armi, ha colto l’occasione per regolare i suoi conti e reincollarsi saldamente a un potere formale vacillante a causa della crisi economica e ai poteri dai quali dipende.
I primi risultati dello stato d’urgenza e della messa in mora dei diritti dell’uomo che appaiano la Francia alla Bielorussia di Lukašenko, non si sono fatti attendere: sui 300 schedati sino ad ora figurano molti appartenenti ai centri sociali, occupanti abusivi di palazzi sfitti, ma anche agricoltori bio e attivisti ecologici. Per fortuna che la Francia ospita il summit sul clima. Del resto una vastissima zona attorno al luogo dell’incontro è stata completamente interdetta e blindata per emarginare qualunque manifestazione. Insomma si ha la sensazione per non dire l’evidenza che ogni protesta sociale e ogni posizione critica venga ormai assimilata al terrorismo.
Ciò che non viene compreso dall’opinione pubblica, anche nelle sue aree più consapevoli è che non ha nessuna importanza come e perché, con quali armi e su quali input sia stata compiuta la strage: la reazione ad essa, il suo ignobile sfruttamento per sovvertire l’ordine democratico, mantenere al potere un’elite fallimentare e continuare lo sporco gioco al massacro fuori dai confini, la rendono di fatto un selfie stragista. Al pari di tante stragi di stato italiane ( e a questo proposito attenzione al periodo pre elettorale). E’ l’uso che determina la sostanza e non il contrario così come è il mezzo che qualifica il fine.
Del resto in questo caso il potere politico e mediatico ( non solo in Francia) nega come un sol uomo l’esistenza di un movente all’azione terroristica, non può è non vuole confessare i massacri compiuti, le invasioni, l’organizzazione e il sostengo dei tagliagole in funzione anti Assad, il sostengo dato all’Isis e l’amicizia con i loro sostenitori finanziari e via dicendo. Dunque si rifugia nelle sordide sciocchezze delle guerre di civiltà o di religione, nell’insensatezza dell’odio che costituisce un pretesto ideale per diffondere altrettanta insensatezza. Quando i cittadini si accorgeranno che lo stato d’urgenza colpisce principalmente loro e non veri o presunti terroristi, sarà troppo tardi. Avranno fatto dell’odio uno strumento contro se stessi.