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La Francia vuole espellere i Rom. La questione dell’integrazione

Creato il 26 settembre 2013 da Laperonza

 

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A quanto pare il ministro degli interni francese Manuel Valls ha manifestato l’intenzione di prendere provvedimenti per espellere dal Paese i Rom perché la “stragrande maggioranza queste popolazioni non vogliono affatto integrarsi”. In effetti la chiave del problema dell’integrazione, come in Francia in Italia e ovviamente non solo per i Rom, è la reale volontà dello straniero che viene a risiedere in un altro Paese di integrarsi con la cultura e la società di quest’ultimo. E se questa volontà non è presente non vale la pena di porsi altri tipi di questioni.

Si parla e straparla di integrazione delle razze, cosa del tutto auspicabile in una civiltà che diventa sempre più multietnica, ma mi sembra lecito domandarsi che senso abbia prendere provvedimento a sostegno dell’integrazione e arrivare a proporre addirittura lo ius soli quando non ci si pone per primo l’obiettivo di verificare l’esistenza di una reale volontà di integrarsi. È difficile immaginare che uno straniero possa diventare un buon cittadino italiano se non ne accetti la cultura ancorchè senza dover rinunciare alla propria. Ed è impossibile immaginare un buon cittadino italiano che non abbia alcuna intenzione di integrarsi con la società che lo circonda.

Questo purtroppo accade molto spesso tra gli extracomunitari, che manifestano apertamente una sorta di ostilità nei confronti del Paese che li ospita e non compiono alcuno sforzo per cercare di integrarsi nella società che pure li accoglie, se non per il minimo comportamento civile che ne garantisca la sopravvivenza. Ovviamente questo non può essere generalizzato, ma quantomeno dovrebbe essere verificato il grado di integrazione dello straniero che, ad esempio, richiede la cittadinanza. Ho avuto esperienza diretta nell’assistere ad una cerimonia di assegnazione della cittadinanza e lo straniero che diventava cittadino italiano non parlava nemmeno la nostra lingua.

È certamente fondamentale che il Paese ospite non crei barriere nei confronti di chi immigra regolarmente e vi si installa per vivere civilmente. Parimenti però lo sforzo di integrazione deve essere biunivoco, altrimenti lo sforzo è vano e non vi sarà mai integrazione ma soltanto l’innesco di una serie di problemi sociali che non gioverebbero certamente né al Paese che accoglie né all’immigrato.

Luca Craia


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