Nel silenzio del valico, dove le rocce non sono da ostacolo ai venti,
In questi anfratti, dove nessuno è mai penetrato,
Viveva una gioiosa eco dei monti.
Lei rispondeva alle grida, alle grida degli uomini.
Quando la solitudine salirà alla gola come un nodo
E un gemito soffocato, quasi senza rumore, scivolerà nell’abisso,
Agile, l’eco afferrerà il grido d’aiuto,
Lo rafforzerà e lo porterà via con cura nelle sue mani.
Non dovevano essere uomini, gonfi di veleni e di oppio,
Quelli che giunsero per uccidere e ammutolire la gola viva,
Se nessuno ne sentì il calpestio e il grugnito.
Legarono l’eco e sulla sua bocca misero un bavaglio.
Per tutta la notte continuò la farsa sanguinosa e crudele,
L’eco venne calpestata, ma nessuno sentì alcun suono.
All’alba l’eco dei monti, ammutolita, venne fucilata,
E pietre sprizzarono, come lacrime dalle rocce ferite.