L’istinto della fuga a volta si fa prepotente. Ho assaporato l’ebbrezza del fuggire, di aprire la porta e di andare via, lasciandomi dietro la vita così come era, disordinata, caotica e senza senso.
Fuggire è partire senza un complemento di moto a luogo; vuol dire prendere le forbici e dare un taglio con tutto e con tutti.
Fuggire è difficile, almeno per me. Eppure mai come in questo periodo mi sento un peso nel cuore che a volte penso di non riuscire a gestire. Mi sento l’angoscia del fallimento sulle spalle: è come se nuotassi per raggiungere la fine della vasca senza riuscirci per la paura di non avere più fiato.
Fuggire per non vedere e non sentire; fuggire per arrivare a costruirsi una vita nuova.
Fuggire lede il senso dell’onore; non si abbandona lo scudo di fronte al nemico, ma lo si affronta fino alle estreme conseguenze. Ma a quale scopo? E’ questa la risposta che mi manca.
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