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La funzione del prologo nel romanzo Avrò cura di te di Gamberale e Gramellini

Creato il 01 gennaio 2015 da Pamelaserafino
 

Osservare come sono strutturate le trame dei romanzi è un ottimo esercizio che aiuta a trovare idee per la messa in forma del proprio materiale scrittorio. Tante volte abbiamo un idea  ma non sappiamo come costruire l’impianto narrativo che la contenga  e la dispieghi.

Come hanno fatto per esempio gli scrittori Chiara Gamberale e Massimo Gramellini a fare dialogare la protagonista Gioconda del loro romanzo Avrò cura di te con il suo angelo custode? Come giustificare la sua presenza nella vita della protagonista?

A partire dal dialogo tra Gioconda, una donna in crisi in seguito alla separazione dal marito,  e il suo angelo custode, gli autori approfondiscono lo spazio interiore che induce alla riflessione e alla conoscenza del sé.

In altre parole, come possono dialogare una donna mortale e un angelo per tutta la durata della storia? Ecco la prima scelta tecnica: attraverso una scambio epistolare, le lettere infatti avvicinano ma al tempo stesso mantengono una distanza. Un’ altra scelta tecnica riguarda l’utilizzazione del prologo che ha una funzione introduttiva, di collante della narrazione.

Di seguito citiamo una parte del prologo come esempio per comprendere l’importanza della sua funzione.

PROLOGO

Da qualche parte nell’universo esiste un mondo non visibile agli occhi in cui si aggirano sagome vibranti di luce. Sono le anime degli Innamorati Eterni e palpitano a coppie, trovando l’una nell’altra le ragioni del proprio splendore.

Quasi sempre la vita le separa, con uno di quegli impedimenti che fanno la fortuna dei romanzi d’amore. Ma appena l’esperienza terrena finisce, gli Innamorati eterni si ritrovano in una dimensione concepita apposta per loro, dove il cielo ha il colore degli oceani e le nuvole assomigliano a scogli innaffiati da schiuma.

C’era una coppia sotto un arco rosa, e a esse si accostò Rafa El, L’Arcangelo della cura. “La custodia ha bisogno di aiuto ” esordì.

“non riesco più a stabilire un contatto con lei”rispose l’Innamorato “la paura e il disincanto ostruiscono la via”.

“il dolore le ha appena aperto un varco attraverso il quale la voce potrà passare”.

“sai quanto sia difficile fare intendere il linguaggio dei sentimenti a chi crede che esistano soltanto i pensieri e le emozioni”.

“ma è proprio questo il tuo compito. aiutarla a percorre lo stretto sentiero che dalla testa tende alle viscere e dalle viscere risale fino al cuore”.

L’arcangelo della Cura prese congedo e all’Innamorato non rimane che cercare conforto nella luce che brillava al suo fianco.”

(da Avrò cura di Te di Chiara Gamberale e Massimo Gramellini)


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