La trama (con parole mie): Charlie Swift è un gangster di Orlando, Florida. E' l'uomo di fiducia del vecchio Stan, boss ottantenne vecchio stampo per il quale il killer lavora da tutta una vita. Ha un fratello minore, Danny, che ha mollato l'università e vorrebbe come lui fare parte del manipolo della gabbia delle scimmie, la gang che Charlie comanda, una madre che si preoccupa ed una donna appena conosciuta - l'ex moglie di un tizio che ha accoppato - che gli piace davvero.Tutto funziona, fino a quando entra in gioco Beggar Johnston, che da Miami decide che è arrivato il momento di prendersi una fetta del mercato di Stan. Una fetta consistente. In parole povere, tutto quanto.Charlie, scampato al massacro dei suoi, si troverà (quasi) solo ad affrontare la gang rivale, l'FBI, il passato, il futuro ed un sacco di domande senza risposta.Domande che necessitano di un pò di piombo per essere archiviate tra le pratiche di un tempo prima di costruirsi una nuova vita.
Che Victor Gischler fosse un tipo cazzuto, frutto fatto e finito della scuola Lansdale, già era noto in casa Ford dai tempi di Notte di sangue a Coyote Crossing, nella mia personale top ten dei romanzi dello scorso anno.Con La gabbia delle scimmie ho riscoperto la sua opera prima, un romanzo secco e frastornante come un diretto in pieno viso, pervaso dallo spirito pulp che guidò la rivoluzione cinematografica di Tarantino e dall'ironia guascona dei due eroi principali dell'appena citato Lansdale, Hap e Leonard: certo, non siamo di fronte ad un miracolo della pagina scritta, o a qualcosa di innovativo e clamoroso, eppure la vicenda di Charlie Swift - che per tutta la durata della vicenda mi ha ricordato Jason Statham - riesce nell'intento di avvincere, divertire ed incollare alla pagina senza troppo impegno dall'incipit all'epilogo, scorrendo così rapido da non avere mai l'impressione di un momento di stanca del suo autore, che certo non passerà alla storia come il più raffinato dei narratori ma che confeziona un prodotto onesto e dallo spirito clamorosamente simile a quello dei siparietti che nel pieno degli anni novanta lasciarono a bocca aperta molti fan della settima arte segnandoli per sempre grazie a due personaggi di nome Vincent e Jules, in particolare nel corso di una vicenda più nota come "La situazione Bonnie".In questo senso ho trovato clamorosamente coinvolgente e spassosa tutta la parte centrale, in cui il buon vecchio Charlie, ritrovato uno dei suoi vecchi compagni come lui scampato all'eccidio si fa carico della missione di scovare il traditore e scoprire dove si trova e se è ancora in vita il vecchio Stan, suo padre putativo e boss: il loro peregrinare nell'entroterra della Florida fatta di città costruite attorno ai centri commerciali, in bilico tra le paludi e l'oceano, è riuscito quasi a colmare la nostalgia che continuo a provare rispetto ai momenti magici dei due eroi lansdaliani per eccellenza che smetto di citare giusto perchè altrimenti ogni post ad argomento letterario finisce per diventare un tributo a loro.Certo, la risoluzione della trama è alquanto prevedibile, e non ci sono mai veri e propri colpi di scena, lo stile è più acerbo di quello mostrato in Notte di sangue a Coyote Crossing - giustamente, essendo quella la sua ultima fatica, fumetti esclusi -, molti personaggi tagliati con l'accetta e clamorosamente stereotipati, eppure tutto funziona, anche quando non sono presenti all'appello lampi di genio di quelli cui potrebbero abituarci un Winslow o un Nesbo.La prosa di Gischler è tutta lì, nuda e cruda, pane e salame, così come la vicenda e la lotta per la sopravvivenza di Charlie Swift, un "buon selvaggio" che pare il ritratto sputato dei criminali tutti d'un pezzo del Cinema figlio del noir più classico, esplosivo eppure tenero, letale eppure protettivo, glaciale eppure ribollente rabbia e passione.Un tipo che sarebbe potuto piacere a Mickey Spillane e al suo Mike Hammer, che si arrangia come può e con quello che ha, perchè sa bene quali sono i suoi pregi e limiti, e chissà che un giorno non possa smettere per dedicarsi a viaggi che fino a quel momento, tra sangue, proiettili e loschi affari, ha potuto soltanto sognare grazie alla collezione di National Geographic lasciata in eredità da suo padre.Quello che dovrà fare il vecchio Charlie è stare in campana.Perchè quando il sogno suonerà alla porta, non potrà fare altro che aprire, o rischiare di restare chiuso per sempre in una gabbia.La gabbia delle scimmie.Lo stesso posto in cui è cresciuto.Lo stesso posto in cui è diventato uomo.Lo stesso posto che gli ha insegnato ad uccidere.E forse, dalla morte, gli insegnerà anche a vivere.
MrFord
"You wired me awake
and hit me with a hand of broken nails
you tied my lead and pulled my chain
to watch my blood begin to boil
but I'm gonna break
I'm gonna break my
I'm gonna break my rusty cage and run."Soundgarden - "Rusty cage" -