Marcelino ha strappato un punto lì dove solo l'Atlético Madrid quest'anno ha saputo sopravvivere: le altre quindici formazioni che hanno calcato l'erba del Santiago Bernabéu (undici di Liga, tre di Champions League e una di Copa del Rey) hanno rimediato altrettante sconfitte. Se ci aggiungiamo il fatto che il piccolo Villarreal viene puntualmente bastonato nella tana del Real Madrid dal pareggio ottenuto nell'agosto 2006, abbiamo un'idea più chiara di quel che è riuscito a centrare il tecnico asturiano. Per molti la vera impresa è data dal fatto che il Sottomarino giallo è sceso in campo con soli tre titolari, in previsione della semifinale di Copa del Rey di mercoledì, ma per assurdo questa scelta, obbligata da politiche di gestione delle energie e non da una fredda analisi tattica a tavolino, potrebbe esser stata la mossa più importante nella partita a scacchi contro Carlo Ancelotti.
Già, perché per la prima volta il suo Villarreal è entrato in campo rinunciando alla lotta per la conquista del centrocampo, prerogativa indissolubile dello stile di gioco di Marcelino. Non c'erano i presupposti per competere nel predominio della zona centrale del campo: Tomás Pina è un mero interdittore e Sergio Marcos ha esordito in Primera División solo un paio di settimane fa. Questo cambio di atteggiamento ha invertito le dinamiche che si son viste tra queste due squadre negli ultimi due anni, quando il Submarino amarillo s'intestardiva nella ricerca del possesso ( nella gara di andata, al terzo tentativo, i castellonensi sono riusciti a superare i madridisti in questa statistica) correndo vari rischi in transizione difensiva, non a caso nei tre precedenti tra i due tecnici il Real Madrid ha segnato tre reti in contropiede. Questa è la prima chiave di lettura: la rinuncia al controllo del centrocampo ha esposto la difesa groguet a correre meno rischi in retroguardia, e a fronte delle otto reti incassate nei tre precedenti, stavolta il Villarreal ne ha subita una sola, ma su palla inattiva.
Questo perché in fase difensiva Marcelino non si è solo limitato ad avvicinare i quattro centrocampisti ai quattro difensori, mossa già provata al Madrigal ma che a causa dell'ampiezza di Bale e Cristiano Ronaldo sugli esterni, lasciava larghi spazi da coprire tra la gabbia dei centrali e l'uscita dei due terzini. Per ovviare a questo problema, grazie al quale Modrić sbloccò il risultato nel match di andata, il tecnico asturiano ha chiesto ai suoi esterni di accentrarsi in fase di non possesso andando sia a spezzare le linee di passaggio e sia a creare densità all'altezza degli angoli dell'area. Diventando così il punto medio della diagonale mediano-terzino, sia Moi Gómez che Joel Campbell hanno potuto trovarsi in una posizione nella quale sono stati pronti a raddoppiare sia al centro che sull'esterno, in base al flusso di manovra madridista. Una mossa del genere porta a due controindicazioni: ulteriore perdita di metri in mezzo al campo, ma questo compromesso è la base su cui è stata studiata la gara, il che ha drasticamente abortito le ripartenze verticali della squadra; e rinuncia alla supremazia sulle fasce laterali, dove il terzino è esposto all'uno contro uno, ma sa di avere alle sue spalle la copertura del centrocampista.
In questa situazione il Real Madrid si è visto chiusi tutti gli spazi, e se in questo caso la contromossa abituale è quella di aprire il gioco sulle ali per allargare la difesa avversaria e generare corridoi, stavolta non ha avuto alcun effetto. Proprio grazie a questa posizione intermedia degli esterni in fase di ripiegamento la gabbia trapezoidale del Villarreal non ha permesso concessioni di sorta costringendo i blancos a continui traversoni, dai quali sono nate le azioni più pericolose. Questa ossessione per i due reparti cortissimi e lo schiacciamento dei centrocampisti ha spesso portato la squadra di Marcelino persino a una sovrapposizione completa delle due linee.
Sul fronte opposto l'unica azione pericolosa del Villarreal è nata da un tiro dalla distanza di Sergio Marcos che si è casualmente trasformato in un assist per Gerard Moreno. La posizione bassa di Moi Gómez e Joel Campbell ha impedito loro di innescare contropiedi nell'arco del match, di fatto per vedere una manovra interessante degli ospiti bisogna attendere l'ingresso in campo di Vietto. Grazie al suo estro e alla sua tendenza ad arretrare il raggio d'azione, andando a prendersi la sfera a centrocampo, ha di fatto cambiato volto offensivo alla squadra. L'argentino prima trasforma un pallone raccolto nella propria metacampo in un calcio d'angolo con un'azione individuale, poi, al secondo pallone toccato, innesca l'azione della rete.
Difende la palla, fa salire la squadra che si riversa in avanti, vede il corridoio per Jaume Costa e non si limita ad innescarlo: dopo avergli ceduto il possesso scatta letteralmente al suo fianco con un'intelligenza tattica da veterano. A questo punto Bale, tornato per seguire Moi Gómez, scala la marcatura su Jaume Costa e Carvajal, invece di andare a chiudergli la falcata, tiene d'occhio Moi Gómez, mentre Vietto resta senza marcatura in mezzo ai due. Poi Jaume Costa la crosserà per Gerard Moreno che l'appoggerà all'accorrente Vietto, l'argentino attira su di sé mezza difesa madridista e può ridarla a Moreno ora libero di calciare in porta.
Il Villarreal, senza controllo del centrocampo e precludendosi la possibilità sistematica del gioco di rimessa, trova il pareggio grazie a una giocata individuale del singolo. Senza dribblare o tirare un missile da fuori area, senza un filtrante o un velo smarcante, solo due passaggi elementari e un intelligente movimento senza palla di Vietto. Dove finisca lo zampino di Marcelino e inizi il talento di Vietto non è chiaro, se non altro dal punto di vista tattico la rete degli ospiti pareggia l'errore individuale di Bailly che atterra Cristiano Ronaldo senza evidenti necessità di gioco.
Di fatto il Real Madrid crea due sole azioni rilevanti palle a terra, frutto di due errori: uno a sinistra e uno a destra. Nella prima situazione, nata subito dopo il vantaggio madrileno e con il Villarreal che rischia di sfaldarsi tatticamente, Marcelino rivede i soliti problemi: Bale si allarga, Moi Gómez non fa la diagonale del trapezio e la distanza tra il centrale Dorado e il terzino Jaume Costa crea lo spazio a Cristiano Ronaldo per andare in rete.
Nella seconda Joel Campbell aggredisce Marcelo alto, anche in questo caso dimenticandosi di chiudere lo sportello della gabbia trapezoidale, lasciando così al terzino destro Mario Gaspar il dovere di salire a centrocampo e perciò costringendo Bailly all'uno contro uno con Cristiano Ronaldo.
In definitiva possiamo dire che la scelta di schierare i panchinari abbia aperto inaspettate possibilità tattiche per Marcelino, ossessionato da un calcio propositivo e di controllo. Una chiave di lettura che invece potrebbe adottare più spesso contro rivali palesemente superiori, e che con interpreti di maggiore qualità e un undici più rodato potrebbe avere ancora più successo. Ipotizzando che la posizione del trapezio possa essere adottata solo dal lato dal quale la squadra stia subendo l'attacco, con l'esterno opposto pronto a innescare un eventuale ripartenza, assieme ai due attaccanti che raramente retrocedono sotto la linea dei centrocampisti avversai, ci sono i presupposti per il definitivo salto di qualità.
La gabbia trapezoidale di Marcelino: ecco come annullare il Real Madrid ultima modifica: da