Ciò che invece emerge con chiarezza inequivocabile è la totale inadeguatezza del sistema politico alla situazione che stiamo attraversando: dovremmo fare con dei nani il lavoro dei giganti. Ed è in ogni caso un lavoro di lungo periodo che contrasta con l’ambigua e tormentata episodicità delle larghe intese volute da Napolitano già nel 2011. O con il carattere falsamente emergenziale di convergenze politiche che si dicono legate al momento particolarmente duro che stiamo attraversando e che invece denunciano una disgregazione di idee e di rappresentanza.
Senza contare la diminuzione di Pil che sarà portata fin dall’anno prossimo dal fiscal compact, così stupidamente firmato, senza contare i problemi radicali posti dall’euro, senza contare la perdita di sovranità, anche se da oggi la nostra economia ripartisse dopo un opportuno viaggio a Lourdes e mostrasse una crescita simile a quella del quindicennio precrisi, intorno all’ 1,1 per cento, non riusciremo mai, a recuperare il tempo perduto e a riagganciare la curva di sviluppo così bruscamente interrotta nel 2007. Per riuscire a farlo in circa 60 anni dovremmo crescere più del 1,5% all’anno, Se invece crescessimo del 2% all’anno – cifra del tutto fuori questione vista la permanenza nell’euro, l’ubbidienza al telecomando di altri Paesi, ai diktat dei poteri finanziari e dentro una fase di rapida deindustrializzazione – ci vorrebbero 20 anni, a cominciare dal 2015. E’ semplice, desolante aritmetica che ci testimonia come sia faticoso anche il migliore dei mondi possibili e di come anche semplici ed ovvi calcoli vengano tenuti ben nascosti.
Quindi la balla estiva di Letta e Saccomanni è nulla in confronto all’inganno radicale al quale è esposta l’opinione pubblica del Paese, grazie anche alla fattiva collaborazione dei media: la diffusione della leggenda e della speranza che, passata la buriana, tutto sia destinato a risolversi nel giro di tre o quattro anni. Invece non è assolutamente vero: tutto ciò che è stato falcidiato nel welfare in questi due ultimi anni, tutto ciò che è stato fatto per cancellare i diritti del lavoro e rendere stabile la precarietà, tutto ciò che si è perso e tutto ciò che andremo a perdere nel prossimo futuro, rimarrà come una cicatrice non rimarginata molto, ma molto a lungo. Quelli che perdono qualcosa si tolgano dalla testa che si tratti di una misura temporanea … durerà tutta la loro vita e probabilmente anche quella dei loro figli.
Così è chiaro che senza soggetti politici nuovi e radicalmente differenti dagli attuali, compresi i più recenti, senza una inversione di 180 gradi della rotta, senza spazzare via l’esistente marcito e infestato dalle termiti, tutti gli equilibri e gli equilibrismi , i contorcimenti non sono altro che i patetici tentativi di una classe dirigente di rimanere al potere e anzi di acquisirne ancora di più grazie alla crisi e al vulnus che essi intendono infliggere alla democrazia. Altro che Epifani, Renzi, il mostro botulinico di Arcore o i proclami da qualche villaggio vacanze: questo deve diventare presto solo il passato per evitare che i fantasmi si approprino definitivamente del nostro futuro.