La gatta e l'uccellino

Da Gabriele Damiani
Quando al mattino mi sveglio, salto fuori dal letto e per prima cosa alzo la tapparella della mia camera. La finestra della camera dà sul giardino. O, per meglio dire, giardinetto. E’ infatti piuttosto piccolo.Svariate mattine or sono, compiuta l’immancabile operazione, vidi sotto l’alberello dei limoni la mia gatta con un passerotto in bocca.L’uccellino, agonizzante, agitava le ali.Niente di straordinario, direte voi, i gatti sono cacciatori. Giusto, condivido in pieno, oltre tutto allora la mia gatta allattava i micetti. Ciò malgrado, in quegli attimi, assistendo al crudo spettacolo, un pensiero lancinante mi sferzò come una frustata.Concedetemi un pizzico di tempo e mi spiego.
La mia gatta si chiama Macchietta. Non è proprio bella, però le sono affezionato. Ha una tinta maculata nera e marrone, tipo tuta mimetica. Se mi viene voglia di passeggiare lungo i vialetti del quartiere dove abito, abbarbicato sulle dune in riva al mare, mai perde l’occasione e mi accompagna.Non è una gran camminatrice e arranca a fatica dietro di me. Ha gambe sottili e il corpo pesante. Non che sia obesa, per carità. Pienotta, diciamo. Durante il nostro girovagare di tanto in tanto mi fermo perciò ad aspettarla. Lei siede accanto a me e riprende fiato. Insomma, mi è tanto cara.Pure gli uccelli, d’altronde, mi piacciono molto. Tutti. I falchi, i gabbiani, i piccioni e i passeri. Soffrii dunque parecchio, quella mattina, a vederne uno in bocca a Macchietta.
La natura è brutale.E’ intrinsecamente priva di eticità.Nulla di male, in fin dei conti, stava facendo in quel momento la mia gatta. Si procacciava il cibo per sé e i suoi gattini. Così come nulla di male facciamo noi quando mangiamo una fettina di prosciutto, o una bistecca di vitello. E’ la natura.E la natura, capii in quegli attimi, è spaventosa. Assistevo a una scena violenta, certo, ma a ben riflettere era come se mi stessi osservando allo specchio, perché anch’io mangio la carne di altri esseri viventi. Animali che qualcun altro alleva e uccide per me.Di carne ne mangio poca, è vero, ma la mangio.E il buffo è che né io né nessun altro possiamo sentirci in colpa ogni qual volta entriamo in una macelleria, o in pescheria. L’universo è così, ci piaccia o meno.Brutale.

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