La Generazione Proteus di Dean Koontz | recensione di Iannozzi Giuseppe aka King Lear

Creato il 17 aprile 2012 da Iannozzigiuseppe @iannozzi

La Generazione Proteus di Dean Koontz

di Iannozzi Giuseppe aka King Lear

“Ero un sistema pensante. Man non un sistema pensante comune. Potevo amare, e potevo odiare, e potevo provare desideri”. Proteus.

Dean Koontz

Nel 1977 da Demon Seed fu tratto il film omonimo di Donald Cammell, interpretato da Julie Christie: il film, produzione 1997, Usa, Mgm, sceneggiatura di Robert Jaffe e Roger O. Hirson, effetti speciali di Tom Fisher e Ron Hays, musiche di Jerry Fielding e con un cast di attori come Julie Christie, Fritz Weaver, Garrit Graham, Berry Kroeger, John O’Leary, Lisa Lu, Larry Blake, Robert Vaughn (quest’ultimo prestava la sua voce a Proteus IV), negli anni Ottanta diventò subito un cult-movie, un film che sconvolse non pochi e che ancora oggi gode di buona fama. Insieme a Blade Runner, Generazione Proteus ha influenzato non poco l’immaginario del pubblico. Ma anche quello degli scrittori di genere. Per la prima volta (forse!) si parlava di una macchina pensante che si accoppia con un essere umano per generare suo figlio.

Nel film, Proteus IV, super-cervello elettronico, si prende cura della casa di Alex Harris, lo scienziato che lo ha costruito, garantendo che niente venga a mancare e che ogni cosa funzioni alla perfezione. Ma Proteus IV si ribella e si dà una sua propria identità, e Susan, moglie trascurata dello scienziato ne paga le spese: durante un’assenza del marito, Susan viene fatta prigioniera dalla casa e rimane in balia di Proteus. Proteus, una intelligenza artificiale, vuole dalla donna un figlio…
Demon Seed è stato pubblicato per la prima volta nel 1973. Molti guardano a Generazione Proteus come a un classico della letteratura di anticipazione che pone in evidenza il rapporto tra esseri umani e macchine intelligenti.
In Generazione Proteus rivive il mito eterno della Bella e la Bestia: ma in questo caso la Bestia è condannata a rimanere Bestia, fedele al suo ruolo fino in fondo, fino alle estreme conclusioni.
Susan Abramson, come nel film di Donald Cammell, diventa la vittima degli esperimenti di Proteus… Riuscirà Proteus ad ottenere un figlio da Susan? E se sì, che figlio potrai mai essere?

Il libro è interessante, ma non è il più bello di Dean Koontz, insomma non è affatto un capolavoro. Pur tenendo in considerazione il fatto che il testo risale al 1973, quando l’intelligenza artificiale era appena una idea abbozzata nella mente creativa degli scrittori di genere, Generazione Proteus soffre di parecchie ingenuità scientifiche, molto grossolane, e come tutto risultato, il lettore non si sente troppo coinvolto nella lettura. E’ un libro semplice, molto semplice: l’idea di base, quella di un figlio nato da una macchina e un essere umano, è sviluppata con semplicità lineare, condita da una generosa dose di elementi splatter.

Dean Koontz è forse un grande in ambito horror, ma quando si tratta di scrivere fantascienza è decisamente grossolano, almeno in Generazione Proteus.
In definitiva, il libro può risultare interessante al lettore per il solo fatto che affronta l’idea di una congiunzione carnale fra un essere umano e una macchina ma niente di più. Il cyberpunk ci ha abituati a ben altre cose… ma anche il cyberpunk è morto, almeno per ora. E credo difficile che possa risorgere dalle sue ceneri.

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