La generosità dello scrittore

Da Marcofre

È un concetto piuttosto vecchio, e mi pare di averne già parlato in passato in più di un’occasione.
Però ci ritorno perché Gabriel Garcia Marquez accenna (indirettamente) alla generosità dello scrittore parlando di quella del… produttore cinematografico. Il libro nel quale si trova questa riflessione, è quel “Come si scrive un racconto” che non ho mai terminato (Giunti editore). Magari un giorno lo riprenderò.

Sembra che sia un argomento completamente fuori da quello che provo a trattare su queste pagine: cinema e narrativa. Invece no. Non solo perché il primo pesca a piene mani nella seconda.

C’è una relazione tra chi scrive, e il produttore.
Secondo lo scrittore sudamericano, quando quest’ultimo lesina sui soldi, il risultato sarà per forza di cose mediocre. Se punta al risparmio avrà il risparmio: ma anche attori di seconda categoria, e un film tutto sommato deludente.

Come si capisce, vale lo stesso per la scrittura. La narrativa non ama la quantità, ma predilige la qualità. Sempre. Ogni opera deve essere scritta con in mente il desiderio di offrire al lettore il meglio. È un appuntamento importante quello che lo scrittore fissa con chi leggerà la sua opera. Non sono proprio possibili giochetti al risparmio.

Per questa ragione credo che la pianificazione (un termine che mi comunica, se applicato alla scrittura, un fastidio e un lieve senso di orrore), non serva a molto. Soprattutto se il suo scopo è centellinare le risorse.
Non serve risparmiarsi, giocarsi le migliori cartucce per dopo. Per l’ultimo capitolo. Per il finale. O addirittura il prossimo libro.

La vedi quella pagina bianca, di fronte a te, sullo schermo del computer? La vedi bene? Ecco, devi lavorarci come un pazzo, come se dipendesse da lei la tua vita; e in fondo è così. Perché sbagliare un dialogo è sempre possibile, anche un’intera scena o un capitolo. Però deve trapelare sempre, all’occhio attento del lettore, l’impegno. Lo sforzo profuso.

Gli avari in letteratura che io sappia, non hanno mai raggiunto risultati degni di considerazione; e anche al di fuori della letteratura, mi pare.

Esiste come in tutte le cose umane, l’obiezione: non è detto che il produttore generoso riesca a confezionare un film interessante; idem per la narrativa. Lo so, ma questo dimostra per l’ennesima volta quanto sia complicato fornire una qualche guida, o consigli, o dritte su scrittura e dintorni. Si procede un po’ a tentoni, giusto?