Henri Dapples nel 1915 (da L’Età dei Pionieri, Fondazione Genoa 1893)
Cinque scudetti in sei anni con le camicie del Genoa possono bastare. Anche se nel 1903 ha soli trentadue anni, Henri Dapplesdecide di lasciare l’attività agonistica e di dedicarsi a sani e nobili passatempi quali la caccia, come suggerisce la foto che ce lo ha tramandato con schioppo in spalla e cane al guinzaglio. I soci del Genoa Cricket and Football Club non dimenticano, però, i servigi resi e lo nominano vice presidente della società. Sarà forse per questo motivo che l’ex centro attacco rossoblù attinge al suo cospicuo patrimonio personale da figlio di banchiere svizzero per far realizzare un pallone regolamentare stile football inizio Novecento con tanto di cuciture, ma tutto in argento, e lo dona al Genoa. Inizia così la storia della Palla Dapples, una storia breve ma intensa se si pensa che già in un articolo apparso su Genova Sport del 29 dicembre 1932 se ne parla come di un trofeo a suo tempo ambitissimo, ma inevitabilmente caduto nel dimenticatoio.[1]
La sua bellezza e il suo inestimabile valore, nonché il fatto che sia di proprietà della più forte squadra italiana, ecco tre motivi che rendono subito appetibile la Dapples. Il pepe restante ce lo mette il consiglio direttivo del Genoa che il 29 ottobre 1903 sancisce che il nuovo trofeo sarà assegnato con la formula challenge, una sfida secca giocata sul campo della squadra detentrice, che la cede solo in caso di sconfitta. Una “geniale intuizione”, come chiosa giustamente La Stampa del 21/12/1903 nonostante tra genoani e piemontesi calcisticamente parlando non corra buon sangue. E dato che ad ogni sfida lanciata deve corrispondere un match e dato che le gare si possono disputare in un qualsiasi momento della stagione regolare (che va dal 1° novembre al 30 aprile dell’anno successivo), la Dapples per un certo periodo diventerà un appuntamento settimanale.
La prima svolta arriva il 9 aprile 1905. La Doria ha finalmente conquistato la palla d’argento, ma alla prima difesa vera il Milan se la porta via vincendo 1-0 al campo de La Cajenna. Iniziano tre anni e mezzo in cui Il Milan si tiene stretto il trofeo, eccezion fatta per due settimane: nel dicembre 1907 lo cede ai cugini della U.S. Milanese prima di riconquistarlo la settimana seguente; nel marzo 1908 stesso iter, ma stavolta è il Genoa a detenerlo per sette giorni. In totale si contano 19 difese della Palla Dapples (17 vittorie e 2 pareggi) e due riconquiste. Poi il 15 novembre 1908 la seconda svolta: il gioco “calmo, calcolato e matematico dei vercellesi”[2]
e i gol di Visconti e Fresia danno il trofeo in mano ai bianchi della Pro Vercelli, provinciale ormai divenuta grande e già vittoriosa nel Campionato Federale 1908. Inizia l’ultimo anno di storia, il più controverso e divertente.
In quel 1908 la situazione del football italiano è un po’ confusa: due campionati sono stati disputati e due si andranno a disputare anche l’anno successivo per questioni legate alla possibilità o meno di usare giocatori stranieri in squadra. La Juventus ha partecipato a quello sbagliato, Milan Torino e Genoa a nessuno dei due. La Dapples diventa quindi l’unica competizione a cui tutte le grandi squadre tengano e tutte le settimane la squadra detentrice riceve sfide.
1905: L’Andrea Doria in posa con la Palla Dapples (da L’Età dei Pionieri, Fondazione Genoa 1893)
Il regolamento prevedeva inizialmente che la sfida dovesse avvenire attraverso una regolare dichiarazione per iscritto a mezzo raccomandata. La scelta dell’avversaria sarebbe caduta quindi sulla squadra che per prima in ordine di tempo l’avesse lanciata alla compagine detentrice. Come primo escamotage alcune società pensano bene di far consegnare a mano la lettera di sfida da un proprio delegato accompagnato da due testimoni non appena sia terminata la precedente gara in programma. E dato che i vincitori possibili sono due, i delegati pensano bene di recarsi allo stadio con una lettera già scritta cui aggiungere il giusto intestatario, cioè la squadra vincente, solo all’ultimo. Al termine del match tra squadre di football valido per la Dapples si assiste quindi allo sprint tra delegati per consegnare la lettera di sfida. A questo punto la Federazione interviene e consente anche l’uso del telegramma. Il 22 novembre 1908 succede il patatrac.
Sul campo sportivo della Pro Vercelli, che ha strappato la Dapples al Milan la settimana precedente, si recano addirittura due sfidanti. La Juventus ha fatto pervenire la sfida via telegramma, il Milan ha consegnato la sfida via lettera al termine del match con i bianchi della Pro. Il Genoa, giudice nelle questioni riguardanti il trofeo, comunica che lo sfidante ufficiale deve essere il Milan, mentre Baraldi, segretario della F.I.F. presente a Vercelli, intima alla Pro di giocare contro la Juventus. I torinesi vincono la loro prima Palla Dapples, ma i rossoneri sono indiavolati. Seguono due settimane di sospensione, il Genoa propone di rivolgersi allo svizzero Schneider, vicepresidente della F.I.F.A., poi la Federazione Italiana “con energica e provvida decisione” ordina la ripresa del gioco.[3]
Per la palla d’argento è l’ultimo anno di gloria: Juventus e Pro Vercelli la conquistano ma non riescono a difenderla; subentra così il Torino che ne entra in possesso tra dicembre 1908 e aprile 1909. Un gol di Crocco (o forse di Herzog) la restituisce al Genoa il 25 aprile 1909, quasi una premonizione. Le grandi squadre e la neodenominata F.I.G.C. hanno infatti trovato l’accordo: dalla stagione 1909/10 il Campionato Italiano sarà allargato e durerà di più. Per la Palla Dapples non c’è più spazio. L’ultima recita va in scena il 26 dicembre 1909: i dilettanti dello Spinola sono sommersi 10-0 dai genoani. Del trofeo rimane detentrice la squadra proprietaria che adesso a più di cento anni di distanza la espone in bella mostra nel suo museo.
federico
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[1] L’Età dei Pionieri, Fondazione Genoa 1893, pag. 38
[2] La Stampa 16/11/1908
[3] La Stampa, 4/12/1908