Magazine Cultura

La Geologia dei Magrelli: il Ritratto di un Padre e di un Figlio

Creato il 01 ottobre 2013 da Dietrolequinte @DlqMagazine

Nicole Oddo1 ottobre 2013

La Geologia dei Magrelli: il Ritratto di un Padre e di un Figlio

«Sia sul piano scientifico che su quello morale, venni dunque gradualmente avvicinandomi a quella verità, la cui parziale scoperta m’ha poi condotto a un così tremendo naufragio: l’uomo non è veracemente uno, ma veracemente due» (Robert Louis Stevenson, Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde). L’intrinseco e primordiale dualismo di Jekyll e Hyde facilita la comprensione della stessa duplicità che ritroviamo nella biologica autenticazione di cui risente Valerio Magrelli rapportandosi al padre scomparso ed in memoria del quale, all’interno di un nuovo quadro narrativo che porta al volume Geologia di un padre (edito da Einaudi e finalista al Campiello 2013), ne rinvigorisce il ricordo attraverso Post-it e annotazioni raccolte, in quasi dieci anni, in una cesta: «Sapevo che ogni voce era una gola che domandava cibo. Sapevo che ogni richiamo era come un filo, il bandolo canoro di un’infinita matassa di storie». Utilizza anche pagine di enciclopedia, versi, aneddoti, brandelli di giornale, ma soprattutto i suoi ricordi di bambino, con i quali rievoca “La storiella del dito e del caffè”, la nostalgia di insuperabili domeniche ed i molteplici interessi paterni, quali il disegno tecnico (abilità confermata nelle prime pagine dalla presenza di alcune tavole di progettazione), senza omettere la tragicomica “Alassiopatia” che attraversa la sua infanzia, passo del libro in cui viene spiegata “la metafora del caglio” (non lo ripropongo perché penso sia meglio ricercarlo all’interno dell’opera per goderne appieno), e tramite il quale confessa la sensazione di diversità che lo invade nei confronti della famiglia. Da abile poeta, Magrelli traccia del genitore un profilo autorevole, grazie a lemmi particolarmente eleganti e metafore reinventabili, in un contesto a tratti tra il comico (come le descrizioni della nonna paragonata a “Christopher Walken”), il nostalgico ed il riluttante “all’essergli così somigliante”. L’intero testo, costituito da appunti contrassegnati da numeri fino all’83 (sono gli anni vissuti dal padre), tiene fede ad una linea cronologica volutamente (e con originalità) definita “geologica”. La geologia sta nel fatto che scarnifica il dato memoriale, interessato più precisamente alla “geologia della biografia”. L’atavico memoriale paterno suggerisce, infatti, una possibile identificazione con i resti umani di origine preistorica trovati in Ciociaria, a Pofi, il paese originario del genitore, all’interno del quale Magrelli scopre l’esistenza di un “Uomo di Pofi” a cui vuole, con una delicatissima dose di ironia, sovrapporre la figura del padre; la geologia consiste proprio in questo.

La Geologia dei Magrelli: il Ritratto di un Padre e di un Figlio

Ma perché la necessità di rievocare il padre? Risponde: “Perché mi manco”. Ancora una volta la duplicità del padre, col suo fiato addosso, si riflette sul figlio. L’immagine della partita di carte che suggerisce è emblematica: « Mi guardo attraverso i suoi occhi: ci siamo morti entrambi, reciprocamente. Con la sua morte, è stata la nostra coppia a scomparire. Ormai siamo spaiati, definitivamente. Perciò, parlando di lui, passo dalla sua parte, gli giro dietro, gli vedo le carte, mi vedo al di là del tavolo da gioco, e scopro che per il suo sguardo io non esisto più». O ancora: «È come se soffrissi per la mia morte. Infatti, ai suoi occhi, il morto sono io. Io l’ho perso, nella stessa maniera in cui lui ha perso me. È come se avessi perso, per un lutto riflesso, una parte di me». È un libro della vita e della morte, è un libro del tempo, un libro del lutto e del ricordo attraverso le attese, le incomprensioni familiari, le ragazzate, i momenti impressi di apicale dolcezza o i rimorsi imperdonabili. Un racconto semplice e sgrassato dalle ipocrisie, che riprendendo Montale si rifà a «le coincidenze, le prenotazioni, / le trappole, gli scorni di chi crede / che la realtà sia quella che si vede». Una figura mutante suo padre, “un mostro di natura”, dalla quale Valerio non è sicuro di non “essere stato contagiato”; si rivede involontariamente molto simile, motivo per cui si stupisce ancora, davanti allo specchio, scorgendo un’espressione del viso che è lì per ricordargli le ferree leggi della trasmissione genetica. Anche se alla fine si arrende, vorrebbe evitare di copiare quei tratti “scomodi” che volentieri preferirebbe non tramandare anche ai figli. Gradualmente si rende conto che la decisione non spetta a lui, ne fa semplicemente parte e non può sottrarsi a quello che è il retaggio della successione patriarcale. A tal proposito, in copertina Polifemo mangia uomini raffigura la catena delle generazioni, che poi è una vera e propria catena alimentare in fondo. Il padre che divora il figlio, il figlio che divora il padre. I nostri figli medesimo trattamento. Lo scrittore e professore Andrea Cortellessa sottolinea con parole argute: «Da questa carneficina una via d’uscita, almeno temporanea, è rappresentata dall’altro capo del metabolismo. Del Padre ci si può liberare, cioè, solo evacuandolo: in forma di scrittura».

La Geologia dei Magrelli: il Ritratto di un Padre e di un Figlio

Ma come ho detto, alla fine, gli perdona anche quello, dato il profondo eroismo che gli attribuisce. La solida preparazione culturale che investe Magrelli è sormontata dal fatto che rigurgiti, con incredibile leggerezza, continue citazioni in riferimento ad artisti, poeti, scrittori, personaggi mitologici e quant’altro raffrontandoli al padre. Infatti, ai suoi occhi, il padre è Jacques Tati, David Niven, Ulisse coi Proci, Sandokan, perfino Cassius Clay nei momenti di rabbia (!) e queste sono solo alcune tentate “prefigurazioni” del genitore. Che cos’è ricordare un uomo se non una sfilza di episodi comici e significativi che riguardano la vita di tutti i giorni fino alla crudezza della malattia ed infine il trapasso? Certamente non sfarzose celebrazioni con gonfi necrologi poco attendibili. Diversamente, il risultato prodotto è un’attenta analisi, una “radiografia” legittima e sincera da parte del figlio, lascito nel mondo, che attenziona con speciale scrupolosità, quei piccoli e minuziosi particolari che qualificano il padre, senza enfatizzarne i tratti, ma consegnando ai lettori gli episodi buffi o crudi così come sono, senza mutargli la forma, né edulcorarne il sapore. Una chicca resta la chiusura, l’impronta memorabile dei tanti insegnamenti ricevuti: «Quando una porta è chiusa, non ti fermare mai. Vai dritto e aprila. Lascia agli altri, se vogliono, il peso di vietarti l’ingresso. Non arrestarti, prima che te lo impongano».

 


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :