La Giaurrina il dolce tipico di san Sebastiano a Barcellona Pozzo di Gotto

Da Anginapectoris @anginapectoris

Il sodoma Martirio di san Sebastiano

Le notizie storiche giunte fino a noi su san Sebastiano sono molto poche, ma la diffusione del suo culto ha resistito ai millenni, ed è tuttora molto vivo. San Sebastiano fu sepolto nelle catacombe che ne hanno preso il nome. Il suo martirio avvenne sotto l’imperatore Diocleziano.
Fu militare romano, martire per aver sostenuto la fede cristiana; venerato come santo dalla Chiesa cattolica e dalla Chiesa Cristiana Ortodossa, è oggetto di un culto antichissimo. Nacque a Milano sotto la dominazione dell’Imperatore Diocleziano, il padre era di Narbona e la madre milanese e venne educato secondo i principi della fede cristiana.
Successivamente a Roma divenne alto ufficiale dell’esercito imperiale, ricoprendo il ruolo di comandante della prestigiosa prima coorte della prima legione, di stanza a Roma per la difesa dell’Imperatore.
In questo contesto, forte del suo ruolo, poté sostenere i cristiani incarcerati, provvedere alla sepoltura dei martiri e diffondere il cristianesimo tra i funzionari e i militari di corte, approfittando della propria carica imperiale.
Tutto ciò non poteva passare inosservato a corte, tanto che Diocleziano stesso convocò Sebastiano. Inizialmente si appellò alla vecchia familiarità: «Ti avevo aperto le porte del mio palazzo e spianato la strada per una promettente carriera e tu attentavi alla mia salute».

Attribuito a Sisto Badalocchio (Parma 1585-1647)
San Sebastiano curato da santa Irene.

Poi passò alle minacce e infine alla condanna. Venne legato al tronco di un albero, in aperta campagna, e saettato da alcuni commilitoni. I soldati, al vederlo morente e perforato dai dardi, lo credettero morto e lo abbandonarono sul luogo affinché le sue carni cibassero le bestie selvatiche; ma non lo era, e Santa Irene, che andò a recuperarne il corpo per dargli sepoltura, si accorse che il soldato era ancora vivo, per cui lo trasportò nella sua dimora sul Palatino e prese a curarlo dalle molte ferite con pia dedizione. Sebastiano, prodigiosamente sanato, decise di proclamare la sua fede al cospetto dell’imperatore e lo raggiunse coraggiosamente al tempio eretto da Eliogabalo, in onore del Sole Invitto, poi dedicato a Ercole, e lo rimproverò per le persecuzioni contro i cristiani. Sorpreso alla vista del suo soldato ancora vivo, Diocleziano diede freddamente ordine che Sebastiano fosse flagellato a morte, castigo che fu eseguito nel 304 nell’ippodromo del Palatino, per poi gettarne il corpo nella Cloaca Maxima. Liberamente tratto da  Wikipedia

E’ patrono di molte città italiane tra le quali Caserta, Acireale (CT), Barcellona Pozzo di Gotto (ME), Castel Gandolfo (RM)

Patronato: Atleti, Arcieri, Vigili urbani, Tappezzieri
Etimologia: Sebastiano = venerabile, dal greco
Emblema: Freccia, Palma

Basilica di san Sebastiano a Barcellona

E veniamo ad una preparazione tipica siciliana, del giorno di San Sebastiano, protettore della cittadina di Barcellona Pozzo di Gotto in provincia di MessinaLa giaurrina composta da due semplici ingredienti: miele e zucchero.
Tradizione vuole che si mangi il giorno di San Sebastiano.
E’ un dolce di strada e viene  confezionato davanti agli occhi dei fedeli che passeggiano nei dintorni del Duomo, proprio il giorno dei festeggiamenti,  il 20 gennaio.
Miele e zucchero sono gli ingredienti necessari che vengono fatti bollire in una pentola di rame fino a quando la mescolanza non diventa filante. Passo successivo è la lavorazione manuale della giaurrina che, viene impastata con le mani appendendola ad un chiodo, stirata e rigirata, e  confezionata in piccole trecce. Il risultato finale è un composto molto simile al caramello, che saprà sorprendere i vostri sensi e regalarvi un indimenticabile momento di dolcezza.

La particolarità più evidente di questo dolce sta proprio nel metodo di preparazione: la pasta di miele e zucchero viene stesa e lavorata utilizzando un chiodo, che nell’iconografia religiosa rappresenta proprio San Sebastiano.

Fasi della lavorazione della giaurrina

La sua origine pare risalga alla dominazione araba in Sicilia, e la tradizione vuole che la ricetta ed il procedimento vengano tramandati di generazione in generazione, sino ad arrivare ai  giorni nostri con alcuni segreti che non devono essere svelati  e, custoditi dai pochi esperti pasticcieri rimasti.

Giaurrina
Ingredienti:
- 1 Kg Miele,
- zucchero 400 g,
- olio di oliva
Esecuzione: Mettete in un contenitore d’acciaio il miele e fatelo sciogliere a temperatura moderata, quando ha raggiunto una sufficiente fluidità aggiungete lo zucchero e mescolate per 30 minuti fino ad ottenere un prodotto sufficientemente addensato di colore biondo oro; successivamente versate il contenuto della pentola su una lastra di marmo inumidita, in precedenza, con olio d’oliva.

Lavorazione della Giaurrina

Dopo aver fatto riposare l’impasto per 4-5 minuti iniziate a lavorarlo con le palette d’acciaio; nel momento in cui l’impasto inizia ad assumere una consistenza elastica, lo iniziate a lavorare su di un apposito asse inclinato con infisso un chiodo, il cosiddetto “chiodo di San Sebastiano”. Il composto viene stirato, attorcigliato e battuto sul suddetto asse, finchè assume una colorazione giallo-oro. La parte finale del procedimento prevede la continuazione della stiratura della giaurrina su una lastra di marmo perfettamente pulita e dopo circa dieci minuti di raffreddamento si procede al confezionamento. La tradizione vuole che la ricetta ed il procedimento vengano tramandati di generazione in generazione con alcuni segreti che non vengono svelati, pertanto il procedimento e le quantità di ingredienti potrebbero variare da un artigiano all’altro.

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