L’8 Marzo è la Giornata Internazionale della donna. Un giorno commemorativo scambiato erroneamente da tant* per una festa in cui si regalano fiori alle donne e si va in un qualche locale con le amiche ad assistere a uno streep tease maschile.
Prima di lasciarmi andare alle mie riflessioni, vorrei brevemente ricordare i motivi per i quali esiste questa ricorrenza poiché mi rendo conto di come attualmente si sia perso il vero significato di questa giornata e di come, per le nuove generazioni, sia soltanto una “festa” per divertirsi ed essere autorizzate a indossare una falsa emancipazione che fa avere degli atteggiamenti che, nella vita di tutti i giorni, probabilmente qualcun* critica e demonizza.
L’8 Marzo è un giorno della memoria, le sue origini in realtà sono un po’ confuse. Si dice che sia una data che vuole ricordare 129 operaie dell’industria tessile Cotton di New York, morte nel 1908 a causa di un incendio scoppiato nella fabbrica presso la quale lavoravano in condizioni pessime, condizioni che le avevano portate a protestare e scioperare. Pare che fu proprio in ricordo di questa tragedia che Rosa Luxemburg propose di istituire questa data come giornata di lotta internazionale a favore delle donne.
Secondo alcun* si farebbe invece confusione con un’altra tragedia verificatasi a New York, quando il 25 marzo 1911 morirono 146 lavorator* durante l’incendio della fabbrica Triangle. Altr* dicono che l’evento prenda invece spunto dalla repressione della polizia di una manifestazione sindacale di operaie tessili tenutasi nella medesima città ben prima, cioè nel 1857.
In realtà sembra che la Giornata Internazionale della Donna sia nata nel 1909 negli Usa, per merito del Partito Socialista americano che, il 28 febbraio, diede vita a una manifestazione per il diritto di voto delle donne. Successivamente, tra il novembre 1908 e il febbraio 1909, migliaia di operaie di New York scioperarono per settimane: chiedevano un aumento del salario e un miglioramento delle condizioni di lavoro. E così, nel 1910 l’VIII Congresso dell’Internazionale socialista, decise di istituire una giornata dedicata alle donne.
Qui , qui e qui trovate un po’ di storia a riguardo che dovrebbe far un po’ di luce sui tanti falsi storici.
Una cosa però è certa: l’otto marzo è sempre stata una data per scendere in piazza e ricordare i diritti che a volte qualcun* si dimentica che ci appartengono.
Nel 1972 la manifestazione della giornata internazionale della donna si tenne a Roma in piazza Campo de’ Fiori: vi partecipò anche l’attrice americana Jane Fonda, che pronunciò un breve discorso di adesione, mentre un folto reparto di polizia era schierato intorno alla piazza nella quale poche decine di manifestanti inalberavano cartelli con scritte dove chiedevano la legalizzazione dell’aborto, la liberazione omosessuale e che fosse la donna ad avere il diritto di amministrare l’intero processo della maternità. Ma chissà perché quelle scritte non furono ben viste dalla polizia che caricò, manganellò e disperse le manifestanti.
Il 1975 fu designato come “Anno Internazionale delle Donne” dalle Nazioni Unite e l’8 marzo le organizzazioni femminili celebrarono in tutto il mondo con manifestazioni che onoravano gli avanzamenti della donna e ricordavano la necessità di una continua vigilanza per assicurare che la loro uguaglianza fosse ottenuta e mantenuta in tutti gli aspetti della vita civile. A partire da quell’anno anche le Nazioni Unite riconobbero nell’8 marzo la giornata dedicata alla donna.
Due anni dopo, nel dicembre 1977, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite adottò una risoluzione proclamando una «giornata delle Nazioni Unite per i diritti della donna e la pace internazionale» da osservare dagli stati membri in un qualsiasi giorno dell’anno, in accordo con le tradizioni storiche e nazionali di ogni stato. Adottando questa risoluzione, l’Assemblea riconobbe il ruolo della donna negli sforzi di pace, l’urgenza di porre fine a ogni discriminazione e di aumentare gli appoggi a una piena e paritaria partecipazione delle donne alla vita civile e sociale del proprio paese.
A San Pietroburgo, nel 1917, le donne manifestarono per chiedere la fine della guerra. In seguito, durante la Seconda conferenza internazionale delle donne comuniste, che si è svolta a Mosca il 14 giugno 1921, è stato scelto l’8 marzo come Giornata internazionale dell’operaia.
Nel tempo l’otto Marzo è diventata una data importante a livello mondiale che vuole ricordare le conquiste sociali e politiche, le discriminazioni e le violenze che le donne subiscono quotidianamente in svariati ambiti.
Durante l’8 marzo in tutto il mondo i movimenti femministi hanno manifestato per ricordare l’importanza dell’uguaglianza dei diritti tra uomini e donne. Oggi invece il tutto si è ridotto ad una mera serata con le amiche e, purtroppo, per molt* rappresenta un’occasione per dare pubblicamente della troia e della cagna a chi decide di andare ad una serata a tema. I social network pullulano di post, riflessioni, status e immagini che ricordano che l’8 marzo non è la “sagra della zoccola”.
In tant* si ergono a giudice inquisitore decidendo cosa sia giusto e sbagliato, giudicando la condotta di una donna che si diverte con le amiche. Festeggiare una giornata commemorativa risulta essere superficiale o poco adatto, ma tutto l’accanimento e l’odio che si può leggere nei confronti di chi decide di farlo è veramente vergognoso e indice di di una società maschilista, misogina e patriarcale.
Per quanto mi riguarda, vorrei che questa giornata continuasse ad essere un giorno della memoria e di lotta: memoria di tutte quelle donne vittime di femminicidio e di violenza, e lotta per ottenere i tanti diritti che ci vengono ancor oggi negati.
Perché ridurlo oggi ad una serata con le amiche? Perché accettare degli auguri e delle mimose quando i telegiornali sono pieni di fatti di cronaca nera dove i soggetti delle uccisioni sono donne? Perché festeggiare la “festa della donna” quando in Italia essere donna è difficilissimo?
Delle mimose io non so che farmene e per favore evitate di farmi gli auguri: fare gli auguri ad una donna per l’otto marzo è come andarli a fare ad un reduce di guerra durante la giornata dei caduti! Auguriamoci un cambiamento, un’Italia migliore che non sia al 41esimo posto nella classifica che misura il divario di opportunità tra uomini e donne in 145 nazioni.
Cogliamo l’occasione per far sentire nuovamente la nostra voce!
Ogni giorno subiamo discriminazioni in molteplici ambiti solo perché la natura ha deciso di donarci una vagina. Spesso veniamo riconosciute solo come dei pezzi di carne e oggetti sessuali.
Non accettate mimose, pretendete un cambiamento affinché la liberazione della donna non duri solo un giorno. In Italia essere donna non è per niente facile, la mimosa ipocrita lasciatela sull’albero perché non cambierà le cose!
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