Anzi, il più delle volte il finale lo immagini già: un morto ammazzato dalla mafia. Cambiano i motivi, cambiano le storie, cambiano i volti. Ma non cambia la premessa di fondo: la vittima aveva scelto di stare dalla ʽparte giustaʼ. Giusta per la Giustizia. Sì, quella con la ʽgʼ maiuscola, quella indipendente dagli intenti personali.
Cambierebbe il sistema se si lasciassero meno soli quei morti che, nonostante il dato effettivo, non lo sono per chi li ha conosciuti personalmente o indirettamente, attraverso i racconti, i giornali o l’impegno altrui. A onor del vero, non tutti i protagonisti di queste storie sono morti. Alcuni continuano a lottare, a credere, a costruire. Sono preti che mettono in pratica la parola di Dio in contesti infernali (meno noti di don Ciotti, ma non meno convinti delle proprie scelte e responsabilità), sono comuni cittadini che deviano dall’abituale omertà, sono giornalisti, sono giovani attori o scrittori.
Così, in questa raccolta, ci sono racconti che ingoi amari, altri che divori e già divulghi perché hai più o meno la stessa età del protagonista o più o meno gli stessi sogni, altri ancora ti si ʽappiccicanoʼ addosso, come l’odore del fumo delle sigarette di chi la notte non dorme, svegliato dagli incubi. E poi, c’è il coraggio, anche di chi scrive. Ogni autore, infatti, è presentato alla fine del libro con qualche nota biografica.
Devi respirare ad ogni pagina, perché non hai idea di cosa ti riserverà. Devi prepararti, forse anche tu al peggio, come i protagonisti, per esultare con gioia vera quando non si celebra un funerale, ma una vittoria sociale. Magari piccola, ma non insignificante, come un fiore che nasce in un bosco.
Susanna Maria de Candia
AA.VV., La giusta parte, Caracò, 2011, pp. 199, 12 euro.