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La giustizia che «crede» a Ciancimino e «trascura» la vicenda sulla sospensione del 41bis

Creato il 26 aprile 2011 da Iljester

La giustizia che «crede» a Ciancimino e «trascura» la vicenda sulla sospensione del 41bisCiancimino Jr. è indagato per calunnia e va in carcere. Viene demolita la sua credibilità, seppure nelle procure ci si ostini comunque a dargli un generale credito. Lo dimostra in modo evidente il tentativo di sminuire la portata distruttiva del suo arresto per l’accusa di falsificazione di alcune carte per incastrare De Gennaro. Si vuole in altre parole comunicare all’opinione pubblica che se è vero che Ciancimino è generalmente un testimone poco credibile, è anche vero che qualche volta sembra avvicinarsi alla verità. In quali circostanze possiamo ben immaginarlo. Quelle nelle quali le sue dichiarazioni tendono a suggerire l’esistenza di chissà quale collegamento tra Berlusconi, la sua discesa in campo e le stragi di Capaci e Palermo. Neanche i più grandi scribacchini di inghippi e misteri riuscirebbero ad avere tanta fantasia. Ma siamo in Italia, e niente può meravigliarci tranne l’arrivo degli alieni e Di Pietro alleato di Berlusconi.
Eppure c’è un dubbio che mi rode. I togati sono «assillati» dal Berlusconi che trama agli inizi degli anni ‘90; tutti loro – chi più chi meno – cercano di capire, afferrare e ricostruire i presunti accordi tra Mafia e Stato e il ruolo di Berlusconi, le sue Tv, Dell’Utri e lo stalliere Mangano. Nessuno però pare abbia la determinazione a indagare sul serio nella giusta direzione: quella che parte dalla misteriosa sospensione del 41bis e dalle dichiarazioni dell’ex Ministro Conso. Gli inquirenti – da quanto si apprende dai giornali – sembrano dar poco peso a questa specifica branca delle indagini, mentre insistono nel concentrarsi sulla pista «berlusconiana», suffragata o sorretta dalle dichiarazioni dei pentiti di mafia e dai figli di mafiosi deceduti (seppure indagati per calunnia), che in un modo o nell’altro l’avvalorano con dichiarazioni e pappelli rateizzati.
Il che crea notevole confusione e incertezza, e alimenta il dubbio. È chiaro infatti che siamo dinanzi a una situazione ingarbugliata, nebbiosa e singolare (quasi unica) sotto molti profili, ed è chiaro che incastrare Berlusconi è il bandolo della matassa mitologica: la madre di tutte le indagini. Essa è la prova provata della illegittimità politica del Premier. Ed è la via unica e definitiva che porterebbe la sinistra verso lo strapotere politico, senza avversari e senza contestazioni. Poiché alla sua legittimazione politico-giudiziaria, seguirebbe quella della delegittimazione politico-giudiziaria dell’unico avversario capace di contrastarla. Del resto, oltre gli scandali «sessuali», quale altra infamia penale può davvero minare la credibilità di un imprenditore prestato alla politica, se non quella che lo imputa di collusione con la mafia?
In Italia esistono parecchi peccati capitali, ma la collusione mafiosa è il peccato per eccellenza. E su questo posso pure essere d’accordo. Un po’ meno lo sono se lo si forza tramite un pentitismo spesso confuso e ambiguo, come sta avvenendo in questi ultimi anni, malgrado le evidenti contraddizioni e discrepanze tra quanto i pentiti e/o supertestimoni dichiarano e quanto effettivamente è avvenuto nella realtà dei fatti.
La verità è che io personalmente faccio davvero fatica a capire, tra mezze dichiarazioni, quarti di verità, abbondanti fandonie e pappelli a rate, in che modo Berlusconi sarebbe coinvolto in vicende che videro recitare con certezza solo quattro attori: lo Stato e la mafia, e nel mezzo Falcone e Borsellino, stritolati da entrambi. Lo Stato più o meno vittima ricattata, e la mafia feroce ricattatrice bombarola, in un periodo nel quale Berlusconi non si occupava di politica, e i protagonisti di quella stagione dei veleni e del sangue erano ben altri…


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