Una ragazza più frivola di Mary avrebbe nutrito certe fantasie, di fronte a questo comportamento. Mary è una sopravvissuta silenziosa e rocciosa del Male: non è passata nelle sue schiere, trasformandosi da vittima a carnefice di altri, grazie ad una certa visione chiara (forse troppo) di quello che le stava accadendo, ma non è più una ragazza comune, con desideri e aspirazioni comuni. Jekyll arriva a chiederle che cosa spingeva suo padre a trasformarsi nel sadico violento che l’ha segnata così a fondo: “”E secondo te era solo perché beveva. Tu pensi che sia stato il bere la causa dei suoi maltrattamenti? Mi fece questa domanda in tono serio e premuroso, come se pensasse davvero che avrei saputo rispondere e illuminarlo, ed era una domanda su cui anch’io avevo molto riflettuto, soprattutto nelle lunghe ore che mio padre mi aveva fatto passare al buio quando ero bambina, ma ci avevo pensato anche dopo, quando ero al sicuro da lui in casa di signori come il Padrone, e quindi cercai di dare la risposta più veritiera di cui ero capace. “Quando ero molto piccola, “ dissi, “il babbo non beveva tanto. Faceva qualche lavoretto al porto e, pur non essendo mai stato un uomo gentile, con me non era crudele. Ma, poiché la sua voglia di farmi del male cominciò quando si mise a bere, è naturale che io abbia visto in una cosa la causa dell’altra.”“Ma tu non sai di sicuro quale delle due fosse la causa, eh, Mary?” disse il Padrone. “Sono tanti gli uomini che bevono, signore, e noi vediamo che alcuni diventano semplicemente allegri e socievoli, mentre altri diventano turbolenti e gli vien voglia di fare a botte. Per quanto riguarda mio padre, sembrava che, quando beveva, non si stancasse mai di veder soffrire e, poiché a portata di mano c’ero io, era a me che si divertiva a far del male. In quei momenti pareva un altro, persino il suo aspetto era diverso, signore, come se in lui ci fosse sempre stato un uomo crudele e il bere lo avesse fatto uscire”. “O lo avesse lasciato uscire,” disse sottovoce il Padrone.” (Valerie Martin, La governante del Dottor Jekyll, pagg. 31-32)
La visione stoica di Mary suggerisce che abbia perdonato il suo aguzzino, che sembra non aver mai condannato. Mi sono sempre stupita dell’assenza di rabbia di fronte ad una violenza del genere, subita ingiustamente, quando era più debole e impossibilitata a difendersi, da parte di un sadico inadeguato che sceglieva di sfogarsi, piuttosto che agire concretamente su se stesso e sulla propria vita. Jekyll sembra trovare conferma in quello che sta pianificando di fare. Mary intuisce che il Padrone è un uomo agitato da pensieri particolari, ma attende silenziosa, preferendo sorvolare sulle sue stranezze, come quello di chiederle di scrivere. Jekyll lascia uscire il suo personale avatar crudele, l’angosciante signor Hyde. Lo vedono in pochi, e Mary è forse l’unica della casa che se lo trova davanti e gli parla. La parte di lei oscurata e spezzata dal male umano l’ha riconosciuto subito, come un potenziale assassino. Ma non la sua mente cosciente, che si rifiuta di crederlo. Jekyll si serve di lei come ponte tra sé, il sé civile, perbene, umano, e i luoghi malfamati dove il suo avatar crudele (“cane idrofobo”, viene apostrofato) ha sfogato le proprie pulsioni malvage. Non può mandare uno degli altri domestici, cresciuti nell’orrore per tutto quello che è malfamato, talmente piegati dalle convenzioni sociali da dimenticare se stessi. L’unica che può capire senza capire, che assiste e non giudica, è solo Mary Reilly. E’ l’unica che cercherà di salvare Jekyll dagli assalti del suo crudele avatar, pur sapendo di non potervi riuscire, perché il suo istinto di vittima sopravvissuta le fa percepire l’orrore infinito in cui si sta dibattendo il suo amato Padrone.”E’ uno scherzo crudele,” dissi al Padrone. “Che lui si sia tolto la vita e abbia lasciato te a risponderne”. Gli lisciai i capelli scostandoli dalla fronte, ma non cercai di chiudergli gli occhi. (Valerie Martin, La governante del Dottor Jekyll, pag. 229)” E’ l’unica ad aver capito e testimoniato l’estenuante lotta di un uomo contro se stesso e la sua fine triste, e sceglie di rimanergli accanto, in una situazione scomoda e scabrosa che potrebbe far nascere pettegolezzi velenosi. Non le importa: non le interessa il mondo e le sue apparenze fragili e ipocrite, di cui può liberarsi senza sentire la mancanza.