Il giovane Emilio arriva a Verona millantando una carriera marinare tutta immaginata, prese tutta la valigia dei sentimenti popolari che avevano agitato fino a pochi anni prima la nostra penisola e la rovesciò su una carta geografica studiata in biblioteca. Non era nato per vivere una vita tranquilla ma tutti i suoi racconti furono il frutto di studi meticolosi. Tutta la sua opera è una celebrazione dell’eroismo disinteressato di chi aveva combattuto, un tributo alle dissennate impr
Un lancio pubblicitario decisamemnte moderno, un marketing clasmoroso che ottenne l’effetto desiderato. Verona risponde e il successo è la conseguenza. Nel 1897 la regina Margherita gli conferisce la Croce di Gran Cavaliere per i suoi risultati letterari. A soli 35 anni.
Quando iniziano a uscire, a puntate, Le tigri di Mompracem è il 1883. Saghe che inneggiano al coraggio e alla disobbedienza, e rappresentano l’orgoglio di un’altra possibilità, di un altro modo d’essere, una sovversione piratesca della vigliaccheria nazionale e delle altre ingloriose tradizioni di una stirpe di imboscati e di furbi. Anche se nell’ultimo periodo Sandokan e
È uno scrittore di fantasia. Luoghi esotici raccontati ma mai visitati di persona se non sulle enciclopedie della biblioteca che raggiungeva in tramvia. Il grado delle sue opere è esclusivamente “letterario”. Le sue pagine nascono da altre pagine, sono reportage di altri libri, non di altre terre. I suoi personaggi più compiuti devono forzatamente avere nomi stranieri, altrimenti non prenderebbero mai vita: Tremal-Naik, Kammamuri, Sandokan e il più seducente di tutti: Yanez de Gomera.
Particolarmente vicina alla sensibilità moderna, poi, la sua capacità di impastare la vita con la fantasia e di usare soggetti realmente esistiti come James Brooke o il pirata Morgan. Tanti personaggi e tanti viaggi fantastici. Suggestioni fiutate da Salgari e portate nella realtà legandosi alla storia. Ma solo sotto il sole dell’Oriente, al riparo della sua luce che confonde tutte le cose, l’avventura di Salgari si unisce a un discorso più vasto sul destino, ai presagi, ai rischi mortali e alle guarigioni miracolose, alle delusioni storiche, ai drammi già vissuti e a quelli ancora da vivere. E lui nel dramma ci vive, la moglie Aida è affetta da psicosi. Viene ricoverata in manicomio. È una dura prova. Una prova che non può superare.
Salgari, il disincanto di come erano andate le cose lo aveva incarnato sulla sua pelle, e ne resta stritolato. Dopo un primo quasi tragicomico tentativo di suicidio, crollò definitivamente quando restò solo, con i quattro figli. Spezzò la penna tagliandosi con un rasoio il ventre e la gola in un bosco fuori Torino, a 50 anni esatti dall’Unità d’Italia, la sola morte eroica che gli era rimasta. Fu la sua estrema rivolta contro chi si era arricchito con il suo lavoro, gli editori sanguisuga per i quali scriveva “a tutto vapore”, non meno di tre pagine al giorno, e che lo avevano abbandonato in uno stato di “semi-miseria” e di autentica disperazione.
Un finale feroce e maledetto. Un finale di disperazione e miseria.