Jep (Tony Servillo) ha avuto la fortuna di scrivere un romanzo di successo poco più che ventenne. Si è trasferito a Roma con la speranza di continuare al meglio la sua carriera di scrittore e invece ha smesso di scrivere per lasciarsi travolgere totalmente dalla mondanità, fino a diventare il re dei mondani.
Ovviamente non ha messo su famiglia e, tra i suoi conoscenti, ha ben poco da invidiare a chi ha osato fare il grande passo.
Ma la vita pigra e notturna di Jep viene travolta da lutti e quindi anche da dubbi e da dolore.
Dopo tanti incontri vuoti e assurdi con artisti concettuali e altri personaggi tristi e finti, arriva una suora, definita da tutti la Santa a riportarlo alle radici e alla scrittura dopo quarant'anni di inattività.
In molti hanno paragonato "La grande bellezza" a "La dolce vita" di Federico Fellini.
Sì, il modo in cui viene raccontata la vita di Jep, Roma, la mondanità, suore, suorine, sante, preti in ristoranti lussuosi e cardinali distratti (chiedetegli tutto ma non di occuparsi d'anime!)... sono tutti elementi che riconducono a Fellini, ossessionato sin dall'infanzia dai religiosi e dalle situazioni grottesche e surreali.
"La grande bellezza" può permettersi un simile confronto, per me è la perfetta versione de "La dolce vita" anni 2000. Anzi, 2012. Giusto essere precisi visti i riferimenti a Facebook che esiste dal 2004 ed è diventato un'ossessione negli ultimi anni e la Concordia affondata e sdraiata sul fianco.
Complimenti a Paolo Sorrentino, che in un colpo solo ci sbatte in faccia la parte peggiore della mondanità e ci riporta degnamente alla memoria il grande maestro Fellini.
Affascinante come non mai il bravo Tony Servillo.
Nel cast si fanno notare Carlo Verdone e Sabrina Ferilli in ruoli diversi dal solito, e subito premiati con un Nastro d'Argento ciascuno.