La grande bellezza

Creato il 09 dicembre 2013 da Misterjamesford
Regia: Paolo Sorrentino
Origine: Italia
Anno: 2013
Durata:
142'

La trama (con parole mie): Jep Gambardella, giornalista e scrittore con all'attivo un solo romanzo ormai lontano decenni, è uno dei personaggi più in vista delle notti in del jet set romano. Con il suo sessantacinquesimo compleanno, inizia un viaggio dell'uomo attraverso le rovine, il passato ed il futuro della città che lo ha adottato e cresciuto, e che lui stesso ha interpretato, sbeffeggiato, sedotto e abbandonato.Nella ricerca dai tempi dilatati della grande bellezza che rappresenta l'oasi di questo viaggiatore sociale incontri curiosi, grotteschi, sentiti o semplicemente messi alla berlina dal suo occhio critico ormai incline al cinismo: uno spaccato fantastico quanto reale che ricorda i tempi de La dolce vita e riporta il Cinema italiano ad un'altra dimensione.Quella, per l'appunto, della Bellezza.

Prima che inizi davvero a scrivere de La grande bellezza, lasciatemelo dire: bentornato, Sorrentino.Evidentemente l'aria statunitense, per quanto non ne mettesse in discussione la tecnica, faticava a rendere giustizia a quello che, di fatto, è il miglior regista italiano della "nuova generazione", quella che dovrebbe, orrori settimanali permettendo, traghettare la nostrana settima arte verso il futuro.Precisato questo, è inutile girare troppo intorno ai preamboli: La grande bellezza, versione del nuovo millennio firmata dalla premiata ditta Sorrentino e Servillo del felliniano La dolce vita, è un film grandioso e potente, di respiro internazionale, senza dubbio la cosa migliore che dalle nostre parti si sia vista dai tempi de L'uomo che verrà a Vincere.Basterebbe il primo quarto d'ora, dedicato alla festa per il sessantacinquestimo compleanno del solo apparentemente cinico Jep Gambardella, per testimoniare non solo la tecnica spaventosa, ma la portata del lavoro del buon Sorrentino, che pare fare sua al meglio la lezione che non solo Fellini, ma anche Kubrick ed il miglior Malick hanno regalato, negli anni, alla settima arte: di colpo, trascinati dalle immagini decadenti e magiche della Roma "caput mundi", o forse solo "kaputt", ci si ritrova in un universo ironico, grottesco e profondamente nero che pare una sorta di emblema del fascino molto poco discreto di una borghesia molto poco borghesia che avrebbe colpito in positivo perfino Luis Bunuel, indiscusso Maestro della critica sociale e del surrealismo.Davanti agli occhi di noi poveri diavoli ammirati dalle evoluzioni della macchina da presa sfila così una carrellata di personaggi di dubbio gusto, barche alla deriva in un oceano di Storia e depravazione, fittizie convenzioni sociali e fedi che si risolvono tutte attraverso gli istinti più bassi, dalla cucina al sesso, passando per la notorietà, il radicalchicchismo o il male di vivere.Ed in mezzo a tutti loro, proprio come in una delle sue passeggiate tra le statue simbolo di un'epoca che fu, Jep Gambardella, ben poco intrepido viaggiatore alla ricerca di una grande bellezza che non si sa neppure se esista ancora, o se sia mai esistita, per quelle strade che portano tutte a Roma, e paiono far scomparire il resto del mondo, perfino i ricordi in grado di salvare quel poco di umanità rimasta, in un impeto giovanile neanche fossimo scaraventati alla conclusione di Eyes wide shut.E mentre la salvezza passa dallo stomaco e dalla cucina - ma sarà davvero così!? - prima che dalla Fede, ed il mare è un'illusione del passato che è possibile cercare soltanto nel cielo ritagliato in una stanza, la grande bellezza continua a sfuggire tra le mani, nel chiacchiericcio di uomini, donne e bambini accecati dalle posizioni politiche e sociali, dall'apparenza e dai trenini, dal vestito che nasconde qualcosa di peggio che niente.Restano solo le radici, a tentare di salvarci a fronte di quella musica assordante ed assurda.Quelle mangiate, e quelle dei ricordi.Le radici che possano evitarci di finire come nobili in affitto, imbalsamati nei salotti, o le antiche statue emblema di un impero finito in polvere, tanto meravigliose quanto prive di vita, come una bara che nessuno ha il coraggio di alzarsi per portare fuori dalla chiesa.Le radici di chi è troppo vecchio per lasciarsi andare agli agi.O non ha più tempo da perdere con quello che non gli interessa davvero.Le radici del Romano - un nome certo non a caso - di Carlo Verdone, che fugge dalla città che lo ha adottato per tornare al paese.Le radici di Jep, pronto a tornare a quel faro, prima del successo, dei soldi, della notorietà, delle donne. Tornare al momento in cui tutto è stato chiaro, anche se non lo sapeva.Niente chiacchiere. Solo la grande bellezza.Quella che non ha bisogno di strade che portino a Roma.
Perchè è tutta lì, davanti ai nostri occhi.
MrFord
"Certe notti per dormire mi metto a leggere,
e invece avrei bisogno di attimi di silenzio.
Certe volte anche con te, e sai che ti voglio bene,
mi arrabbio inutilmente senza una vera ragione.
Sulle strade al mattino il troppo traffico mi sfianca;
mi innervosiscono i semafori e gli stop, e la sera ritorno con malesseri speciali.
Non servono tranquillanti o terapie
ci vuole un'altra vita."Franco Battiato - "Un'altra vita" - 


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