La grande bellezza (II parte)

Creato il 17 novembre 2014 da Appuntiitaliani
Pubblicato il novembre 17, 2014 da: Sagittarius

Ultimamente si sente dire di continuo come un nuovo mantra, che “la bellezza salverà il mondo”.

Ma a quale bellezza ci si riferisce. A quella delle arti che l’uomo ha “creato”? O a quella che DIO ha creato? Beh, su quella di Dio…parla da sola. Parliamo invece quella dell’ uomo.

Purtroppo, le arti di oggi, escluse quelle sinceramente autentiche nel cercare nuove espressioni di bellezza, sono un residuato del ciarpame decadentistico del novecento propedeutico al nostro secolo. Esse si fanno condizionare da quelle espressioni che le profanano. Riguardo alla pittura e alla scultura, ritengo che vengono umiliate attraverso il deturpamento delle forme in maniera ignobile, o riducendole a mere rappresentazioni geometriche o cromatiche. Con la propria dialettica, i rappresentanti di quest’arte, vogliono convincere l’umanità che ciò che l’uomo è capace di deformare è bello. Tanto è vero che si è diffuso ed è dilagato, soprattutto fra i giovani, l’irragionevole e disgustoso gusto dell’orrido. Inoltre, basterebbe farsi un giro nei quartieri periferici di Roma, per constatare come le piazze o le rotatorie siano deturpate da autentiche discariche di materiali riciclati, ignobilmente chiamati monumenti.

Non si abbia il timore di dire che un’opera d’arte è brutta, se sinceramente e senza condizionamenti non ci piace. Non ci si lasci intimorire da quattro cialtroni, che pur se hanno un curriculum vitae da sbalordire, non per quello non si possono criticare in quanto ci sentiamo incompetenti. E’ alla gente semplice che un’opera deve piacere. Non ai finti intellettuali che amano sedersi nei simposi o nei talk show televisivi per mostrare la  loro competenza e a noi la nostra ignoranza. Gli artisti di oggi vivono in una torre d’avorio impenetrabile, dove elucubrano la possibilità di colpire scandalizzando con nuove idee, che loro stessi poi le chiameranno opere d’arte.

Sono maestri del nulla, la loro arte nasce e muore con loro.

ALLORA COSA E’ CHE NON VA?

Secondo la mia sensibilità artistica, ciò che non va, è la totale perdita della veggenza “sacrale” della bellezza che si incarna nell’esecuzione di un opera d’arte. Il significato che io do alla parola sacro è da intendersi in senso lato. Non necessariamente ciò che è sacro è attribuibile esclusivamente ad un’opera di natura religiosa. E’ sacro il Creato e tutto il rispetto incondizionato verso il “naturale”. Anche il mondo antico pagano aveva il senso del sacro. La bellezza è governata dall’ordine e dall’armonia e ci incanta nel destarci meraviglia e…impotenza. In questo stupore nel voler afferrare anche il più piccolo dettaglio, nel timore e nel rispetto della sua maestà, ci rendiamo conto della sua impenetrabilità a causa della nostra limitatezza. Ecco, quindi, che diventa sacro e misterioso, e il rispetto dovuto ci da la consapevolezza di ciò che l’uomo non è capace di creare, ma che ad essa anela, con la contemplazione, ad una imitazione carica di pathos e umiltà. L’uomo porta dentro di sé il mistero dell’universo, in quanto egli stesso è mistero. Contemplare il Creato per cercare di capire la causa della sua esistenza, è come tentare un’introspezione per una effimera consapevolezza della propria esistenza…il regno dei cieli è dentro di noi!

Nel rappresentare questa forza creatrice che si manifesta con tale bellezza da mozzare il fiato, gli animi sensibili degli artisti hanno la capacità di attingere e coglierne l’essenza, per rendere partecipi gli uomini addolcendoli, allietandoli, e liberarli dai loro incubi. Incubi che, contrariamente, molte nuove espressioni artistiche moderne, fanno emergere attraverso espressioni prettamente concettuali. Esse sono legate alla propria psiche piena di tristezze e deformazioni di natura filosofica relativistica, nonché  di materialismo ateo e dissacrante. Le loro opere sono le degne rappresentazioni del loro narcisismo più o meno latente. Suonando i loro “pifferi magici” si vantano delle loro verità glorificando se stessi. Si atteggiano a novelli profeti con elucubrati sofismi, nel tentativo maldestro di far credere che l’uomo ha il potere di modificare in termini relativistici il concetto di bello.

L’ARTE SPIRITUALE

Non sono in grado di fare un’analisi tecnica su l’evoluzione delle arti in termini storici, ma il fatto di non essere uno storico dell’arte non mi impedisce di intuire in termini essenziali la differenza che intravedo, dal “famigerato” Medio Evo ad oggi, sul pensiero spirituale dell’oggettivamente bello.

Se è vero che l’arte “rinnova i popoli e ne rivela la vita”, da profano, ma in accordo con molti storici intellettualmente onesti, mi permetto di affermare,  che i cosiddetti “secoli bui” furono di una luminosità accecante. Fu una vera epoca geniale su tutto ciò che riguarda l’arte, ed in particolar modo nell’interpretarla nelle rappresentazioni religiose. Il Medio Evo può considerarsi l’unico esempio, pur con tutte le sue contraddizioni, del tentativo di costruire una civiltà cristiana: fermento di alta spiritualità; anelito ingenuo e generoso di elevare  e far elevare lo sguardo verso il cielo. Intendendo l’arte, non come vanto delle proprie capacità ma bensì offerta e ringraziamento. Nei secoli successivi, ad esclusione dell’arte bizantina, con il nostro Rinascimento si cominciò una lenta e complessa decadenza da questo punto di vista; pur raggiungendo livelli eccelsi nella tecnica della raffigurazione, non incoraggiò quella necessaria introspezione propedeutica alla concentrazione spirituale. Ma niente impedisce comunque di immergersi, anche per una sola molecola temporale, in “quell’immagine;”  “in quella musica;”  “in  quella poesia,” per accedere in una dimensione dove l’anima appagata da tanta bellezza ne è attraversata e folgorata.

Purtroppo il colpo di grazia è stato dato dalla cultura enciclopedista illuminista che volle distruggere ogni retaggio storico e spirituale bollando con la definizione di “secoli bui” il Medio Evo. Ogni cosa, senza discernimento ed oggettività, è stata gettata nel calderone della barbarie e della superstizione per poi classificare i successivi secoli non come una naturale evoluzione ma come una prometeica liberante.

L’ARTE ETERNA

Ancora oggi, l’Arte della tradizione, che in tutte le sue espressioni, ha varcato indenne i millenni, ci stupisce e ci meraviglia. Dalla pittura all’architettura fino alla musica, passando per la letteratura, e per riflesso alle arti decorative e artigiane di ogni sorta, fa si che si resti incantati e ammutoliti di fronte a tanta maestria. E’ così che citiamo banalmente fino alla noia, ma riconoscenti, le sculture greche; i mosaici romani e bizantini; l’architettura gotica; gli affreschi di Giotto, del Mantegna, di Piero della Francesca, gli scritti di Dante, Petrarca, Boccaccio, Machiavelli; le musiche di Monteverdi, Bach….Arte che cavalcherà ancora i secoli dei secoli a venire.

L’arte contemporanea sicuramente, per alcune sue forme estreme, non avrà certamente questa riconoscenza millenaria, non perché qualcuno glielo impedirà ma perché la storia la giudicherà. Essa tiene troppo spesso in piedi i suoi artisti con le stampelle; intellettuali snob, che escludono gli spiriti semplici i quali guardano la realtà in maniera del tutto sincera. Diversamente soddisfano i sofisticati, i quali amano atteggiarsi come apprezzatori, anche se non le capiscono, di opere del tutto incomprensibili di artisti come Warhol, Fontana, Burri Duschamp, Stokhausen, Moore…l’elenco è estremamente lungo. Personaggi che con le loro opere e la loro fama (imposta) hanno influenzato anche artisti (purtroppo) che si cimentano nell’arte a soggetto religioso.

LA VERITA’ E’ BELLEZZA!

La verità è che la bellezza che ci dovrebbe salvare non è di questo mondo. La sua origine è racchiusa nel mistero. Ciò che noi contempliamo di bello in questo mondo è solo un immagine speculare di tutt’altra originaria bellezza.

Essa è inafferrabile, ineffabile, irraggiungibile! La cerchiamo tanto ma non sappiamo ne come ne dove cercarla. La cerchiamo in cima alle montagne, lungo i fiumi che costeggiano le valli, la vediamo in un’alba o in un tramonto sul mare, sulle colline boscose dipinte dall’autunno, nel firmamento del cielo fra le stelle e le nebulose. La cerchiamo negli occhi incantati innocenti di un bimbo…ma chi la cerca in colui che ha creato la Bellezza, in quanto lui stesso Bellezza?

Gli artisti di oggi hanno il terrore intellettuale di Dio. Non tengono assolutamente alla ricerca della verità attraverso la bellezza, la reputano squalificante, preferendo la menzogna. Ciò a cui tengono, è il mostrare se stessi di fronte agli altri uomini, con tutti i mezzi. Importante è avere successo nell’ambito del loro interesse. Il culto dell’uomo non è la via che porta alla bellezza, tanto meno alla sua ricerca. In nessuna epoca è mai esistito questo culto. Nell’antichità, fino all’avvento dell’illuminismo, pagano o cristiano che fosse, la ricerca della bellezza era scaturita dal senso del sacro della vita, infuso da Dio nell’uomo, fin dalla sua creazione. Anche se l’unico vero Dio non si era ancora rivelato, per intuito, in maniera totalmente velata, gli artisti più sensibili tentavano, oltre a rappresentarle, di capire l’origine delle cose, non certo come l’uomo di oggi, accecato dall’antropocentrismo, disconosce ed evita riluttante, la ricerca attraverso l’arte, della “grande bellezza.”

Sagittarius

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