La grande editoria italiana (solo con autori stranieri)
di Alberto Liguoro
Scontrarsi con l’impossibile: pubblicare, da italiano, un libro in Italia. Un’inchiesta “panoramica” nelle librerie del Paese, che come i supermercati preferiscono esporre la merce pubblicizzata, dimostra che l’85 per cento dei titoli è tradotto dall’estero e per il resto sono classici della letteratura dal Cinquecento al Novecento o manuali di cucina. E’ il risultato dell’involuzione culturale cominciata negli anni Ottanta.
RIASSUNTO DELLA PUNTATA PRECEDENTE:
“Allora parliamo di cose serie” (passatemi la citazione) e diamo la parola ad un “addetto ai lavori”, uno che “se ne intende”.
DAL VERBALE DI UDIENZA DI UN RECENTE PROCESSO PER DIFFAMAZIONE A MEZZO STAMPA PROMOSSO DA UN GIORNALISTA CHE SI OCCUPA DI EDITORIA, NEI CONFRONTI DI UN PICCOLO EDITORE CHE SUL SUO BLOG AVEVA DEFINITO “una vigliaccata” UN SUO ARTICOLO IN ARGOMENTO.
Avvocato: Lei sa che moltissime case editrici usano il sistema di far acquistare delle copie in prevendita per permettere a poeti che non hanno accesso alle grandi case editrici di poter pubblicare?
Giornalista – parte lesa: Certo che lo so.
Avvocato: Allora questo rientra nella norma?
Giornalista — parte lesa: Vede, ora le spiego come sono i contratti degli editori normali, cioè gli editori seri: arriva a casa un contratto in cui l’editore ti dà un anticipo, senza neanche leggere il manoscritto. Dopo di che al 30 di giugno si chiudono i conti al 31 dicembre dell’anno precedente e ti mandano a casa anche i diritti d’autore. Questa è l’editoria. Tutto il resto non ha nulla a che vedere con l’editoria.
Avvocato: Ah! E in quale film l’ha visto questo?
Giudice: Avvocato non faccia commenti! Le domande per favore.
E qui finisce l’incantesimo, o meglio mi riporta all’incantesimo del cinema su una storia riguardante l’editoria, di cui parlavo nella prima parte.
Una piccola inchiesta:
Libreria Feltrinelli – Ricordi (con un pizzico di “Spizzico”) di Milano piazza Duomo 10 ottobre ore 16,20:
“Rivoluzione n.9” Silvio Muccino e Carla Vangelista – Mondadori – cominciamo bene
“GLI IMPERDIBILI”
Agota Kristof (nata 1956 – vive tra Ungheria e Svizzera); Paola Mastrocola – premio Campiello 2004 – Una barca nel bosco Christopher Moore – americano; W. Somerset Maugham Murakami Haruki – giapponese; Pasolini – Ragazzi di vita; Arundhati Roy – India; Leonardo Sciascia – La scomparsa di Majorana; Arthur Schnitzlen; David Grossman; Andrew Sean Greer; Arthur Golden; Jonathan Safran Foervel nato nel 1977; Jung Chang del ’52 vive in Inghilterra; Gioconda Belli – nicaraguese; Luther Blissett; Jonathan Coe – classe 1961; Diego De Silva – Questo è un napoletano; Jeffrey Eugenides di Detroit 1960; Jonathan Franzen; Amitrav Ghosh – Calcutta 1956 – Vive a New York; Nick Horndy – Londra 1957;
Temo di andare troppo per le lunghe, diciamo che nelle “NOVITA’” ci sono 2 italiani su 8 (Aldo Cazzullo e Camilleri), nella “CLASSIFICA” su 10 appaiono 3 italiani (Erri De Luca, Marcello Simoni e Andrea Camilleri)
Milano — Mercoledì 12 ottobre ore 11 Libreria Mondadori – Messaggerie Musicali di Corso Vittorio Emanuele:
“CLASSIFICA”: Coelho, Marcello Simoni, Sveva Casati Modignani, Aldo Cazzullo, Melissa Hill, Errri De Luca, Pierre Dukan (la dieta Dukan), Camilleri, Benedetta Parodi (menù), Marco Mazzoli (radiografia di un DJ che non piace).
“NOVITA”
Giovedì 13 ottobre ore 11,15 Il Libraccio – piazza Fontana –Milano
Non vedo “classifiche”, “novità”, “imperdibili” aut similia; qui spiccano molto più che altrove le “CATEGORIE”: Scienze – Storia – Attualità – Filosofia – Gialli – Viaggi – Narrativa (ancora una volta qui dilagano i libri per esterofili). Nelle altre categorie si dà per scontata la prevalenza straniera, ma perché?
Prendo nota che c’è un settore dedicato all’usato con 2 indicazioni “per vendere”, “per comprare”, e ne sono compiaciuto.
Chiedo (meno nevrosi serpeggiante tra il personale): dove posso trovare qualche libro di Case Editrici minori? Sa sto scrivendo un articolo…
Guardi là…
Guardo, torno a guardare con attenzione, ma non vedo nulla. La commessa sorride.
Finalmente capisco, e, ancora una volta resto piacevolmente colpito; è messo ben in mostra e a caratteri cubitali l’avviso:
Fattore di disomogeneità (ma non cambia il risultato): Napoli – Feltrinelli alla Stazione Centrale – Venerdì 14 ottobre ore 16,30
Spiccano i Fabio Volo (Le prime luci del mattino), Carlos Ruiz Zafòn (Il principe della nebbia), Alawiya Sobh (Il suo nome è passione) – tutti Mondatori, Francesca Petrizzo (Il rovescio del buio), Liam Creed (Cuore di labrador).
Nella CLASSIFICA 1 – Erri De Luca ( Feltrinelli — I pesci non chiudono gli occhi); 2 – Marcello Simoni (Il mercante dei libri maledetti); 3 – Paulo Coelho (Aleph); 4 – Nicolas Barreau (Gli ingredienti segreti dell’amore); 5 – Marcella Serrano (Feltrinelli – Dieci Donne); 6 – Georges Simenon (Maigret e l’omicida di Rue Pompincourt); 7 – Sveva Casati Modignani (Un amore di morto); 8 – Irène Némirovsky (Il signore delle anime); 9 – Camilla Läckberg (Lo scalpellino); 10 – David Nicholls (Un giorno). Mi soffermo, esemplificativamente, su quest’ultimo (inglese) per ricordare che ha studiato da attore, prima di dedicarsi alla scrittura, e per diversi anni è stato un autore televisivo (circostanze impensabili in Italia).
Curiosamente nessun “pari merito”, qui come negli altri negozi.
Negli autori per ordine alfabetico, oltre ai soliti, dominanti, Inglesi, Francesi, Tedeschi, Americani, abbiamo scrittori dello Zambia, Messico, Afghanistan, India, Giappone, Israele, Portogallo, Spagna, Ucraina, Cile, Ungheria, Svezia, Finlandia ecc. ecc. e la letteratura italiana? Qualcosina c’è: i Salgari, i Matilde Serao (e Faletti? Non l’ho visto, ma sicuramente c’è).
Caspita ma siamo in Italia. In ciascuno dei suddetti Paesi, diciamo il 60/65% della letteratura proposta è locale, nel rimanente 40/35% il resto del Mondo. Qui, come nei negozi di Milano, del resto, battiamo qualche record, credo, l’80/85% è letteratura straniera, il 20/15% italiana. Per non parlare di FANTASCIENZA, HORROR, FANTASY, qui noi italiani siamo esclusi a priori, perché “non credibili”.
Diamo un’occhiata d’insieme (questo vale per Napoli, come per Milano e, a questo punto, per qualsiasi altra città italiana, credo):
Da un’altra parte i (soliti) napoletani o i Lanzetta e altri savianeggianti.
Ancora un fattore di disomogeneità (o, direi: disomogeneità nella disomogeneità): Libreria Guida – Nola – Sabato 15 ottobre ore 18
Qui la situazione si capovolge, ed ecco riapparire in vetrina, in bella vista, gli Andrea, Edoardo, Maria Pace, Alessandro, Marco, Gianni, Paolo, Fabio, Gioconda, Riccardo, Dino, Eva, Lorenzo ecc.
Cerco la direttrice, è dietro il bancone, motivata, decisa, mi presento, si chiama Rosa Barone, le dico un po’ quali sono state le mie impressioni, nei vari negozi.
Come mai tanti autori italiani qui? – Le chiedo
Beh se non valorizziamo noi gli autori italiani, chi lo deve fare? – Mi risponde. “Parole sante” penso, e insisto:
Ma… si vendono?
Certo che si vendono! Se li mettiamo in vetrina li vendiamo. Se stanno negli scaffali nel retrobottega, la gente come fa a comprarli?
E qui chiudo la parentesi, almeno per il momento.]
Ed eccoci di nuovo a Milano. Ipermercato Esselunga di via Ripamonti, martedì 18 ottobre ore 9,30: stessa solfa, con qualche infarcitura in più dei vari Meneghin per il basket, “La leggenda del Milan”, “Licenziare i padreterni”, e così via, oltre a qualche altro caso di strana notorietà.
Si dovrebbe dare un’occhiata anche a qualche altra libreria, più piccola semmai, ma… ho visto librerie vendere libri col 70% di sconto! Vuote!
Fermiamoci qui.
Tutto questo non vuole essere che uno spunto di riflessione, da sviluppare in diverse sedi; approfondire ulteriormente ci porterebbe fuori tema e troppo lontano, fuori della portata di un solo articolo.
Però…visto quanti padroni? (Ed ecco la chiosa)
Qualcosa di analogo accade nel Cinema. Ma lì, almeno, sostanzialmente c’è un solo padrone: Hollywood (forse 1 e ½ con Bollywood), che si pappa il 70/75% della torta, per cui a tutti gli altri rimane sì e no il 25/30% della produzione cinematografica e non resta che mettersi in coda, dove pure, certo, qualcuno sta più avanti, qualcuno più indietro.
Ma nel settore letterario, fette percentuali di consistente rilievo, bene o male, se le spartiscono tutti, e che spazio rimane al futuro della gloriosa Letteratura italiana? Forse lo 0,000qualcosa.
Ed ora la CONCLUSIONE (provvisoria, come ogni cosa):
Steve Jobs, che dormiva a terra, che a 40 anni fu licenziato dalla Apple, l’azienda che lui stesso aveva fondato, per poi rientrarci da Grande Maestro, che era così attaccato alla vita da gioire per un’operazione che gliela avrebbe almeno allungata un po’, il cui motto era “ be hungry, be foolish”, se fosse nato in Italia, quale autogrill sull’autostrada, o negozio di elettrodomestici “aperto-anche-la-domenica” avrebbe diretto?
Steve Jobs? Noooo… è un caso estremo questo, non vale! — Mi si potrebbe obiettare.
Potrei allora parlare del vicentino Andrea Stella, che rimasto paraplegico in sfortunate e drammatiche circostanze, durante un viaggio premio negli Stati Uniti, dopo la sua laurea in giurisprudenza, si ingegna e mette a punto un sistema per poter condurre un catamarano, pur essendo privo dell’uso degli arti inferiori, che poi diffonde nel Mondo; oggi, 35enne, vive a New York in condizioni di grande agiatezza.
Quale diversa sorte gli avrebbe riservato la Madrepatria Italia?