Magazine Economia

La grande finanza nel caos, da JP Morgan a Morgan Stanley con l’IPO di Facebook, le banche mostrano tutto il loro lato oscuro

Da Robertopesce

E’ senz’altro doveroso per me iniziare questo post ringraziando tutti i lettori del blog e gli ex-allievi dei miei corsi per la grande e calorosa accoglienza riservata all’ultimo articolo che ha peraltro dato il via come da me auspicato ad un intenso e molto interessante dibattito nello spazio dei commenti, dibattito in cui sono state condivise molte idee utili e soluzioni concrete ad alcune delle difficoltà del momento complicato che stiamo attraversando come individui, come nazione e come umanità.

Ci sarà sicuramente tempo e modo per ritornare sugli argomenti sviluppati nell’articolo in questione e per dare risposte alle molte domande che sono state sollevate dai lettori, oggi però non potevo esimermi dal riprendere e commentare due recentissimi fatti di cronaca che testimoniano una volta di più il grande caos in cui si trova la finanza mondiale e il tremendo incrocio rappresentato da una parte dalla sconfinata avidità e follia delle grandi banche e dei loro alfieri e dall’altra dalla colpevole e prezzolata politica che gli permette di combinare disastri di ogni sorta scaricandone poi i danni sulle tasche dei cittadini.

Prima di addentrarci nella cronaca, lasciamo però per un istante spazio a Michael Douglas che, nuovamente diretto da Oliver Stone, è tornato un paio di anni fa a vestire i panni dell’ormai ex-squalo del trading Gordon Gekko nel film “Wall Street, il denaro non dorme mai”.

Guardati il video prima di continuare nella lettura, sono solo 4 minuti ma altamente connessi a ciò di cui stiamo parlando e al momento che stiamo attraversando.

http://www.youtube.com/watch?v=p9OXu6lnbo0

Allora, che ne dici, ti suona familiare il discorso di Gordon Gekko?

Veniamo però ai fatti recenti.

La prima vicenda è venuta alla luce una decina di giorni fa passando anche su tutti i media nazionali e riguarda JP Morgan, che non è solo una delle principali banche mondiali ma che è anche stata una delle principali beneficiarie assieme a Goldman Sachs, JP Morgan e a pochi altri balenotteri dell’alta finanza degli eventi che i comuni mortali conoscono come la “crisi finanziaria del 2007-2008″, crisi ufficialmente innescata dai famigerati “mutui subprime” ma a cui si è in realtà arrivati dopo una precisa sequenza di eventi, vicende, decisioni politiche e monetarie del governo americano e della Federal Reserve, sequenza al termine della quale 10 grandi banche si sono ritrovate proprietarie del 77% di tutte le istituzione finanziarie USA.

Da notare che le suddette grandi banche sono state prima autorizzate a compiere le più turpi e folli speculazioni ai danni del grande pubblico raggirato a causa della propria ignoranza da loro stesse e dai media compiacenti, quindi “salvate” grazie al denaro pubblico, successivamente lasciate continuare a fare i propri comodi senza obblighi di utilizzare il denaro a favore dell’economia reale e soprattutto senza imporgli una revisione delle regole del gioco che impedisse il ripetersi dei disastri in questione.

Si, certo, inizialmente i politici spesero alcune parole sulla questione ma alla luce dei fatti, negli anni successivi niente cambiò e persino i clamorosi compensi e bonus multimilionari dei vari manager e amministratori delegati delle suddette banche rimasero inalterati anche se di fatto pagati tramite il denaro dei contribuenti.

Ti suona familiare e attuale tutto questo?

Banche centrali che prestano denaro alle banche commerciali che “devono essere salvate perchè altrimenti crolla il sistema”, aziende e cittadini che non riescono ad avere uno straccio di prestito, mutuo o finanziamento se non a tassi da usura, tasse crescenti e vessatorie perchè girando soldi alle banche è ovvio che il debito pubblico aumenta, politici che parlano e promettono ma che passata un minimo la tempesta si guardano bene dal mettere le mani nelle proprie tasche o in quelle dei loro amici o padroni … mmm, sarà l’orario ma sono in confusione … stiamo parlando di USA o Italia e di 5 anni fa o di oggi?

Insomma, si dice che a pensar male si fa peccato però tante volte ci si prende …

Tornando alla stretta attualità e a JP Morgan, la notizia recente è l’ammissione a denti stretti da parte del suo amministratore delegato Jamie Dimon della perdita dell’astronomica cifra di 3 miliardi di dollari (si hai letto bene, ho scritto miliardi e non milioni, che tra l’altro nel frattempo sembrerebbero diventati 7, leggi qua l’articolo del “Corriere”…) a causa di “errori nell’ambito di speculazioni sui derivati” effettuate da uno dei propri dipendenti, tal Bruno Iksil soprannominato “la balena di Londra”, operante per l’appunto dalla filiale britannica della banca.

Mentre della vicenda ora si stanno occupando l’FBI e il Senato USA, nel frattempo sulla scena di Wall Street finalmente compare la quotazione in borsa di Facebook, il più importante social network del mondo, secondo sito sul pianeta per numero di visitatori giornalieri e grande speranza dei mercati e degli investitori soprattutto in un periodi di vacche magre come l’attuale (avevamo già parlato in passato dell’IPO di Facebook in due articoli del marzo 2010 e del gennaio 2011).

La grande finanza nel caos, da JP Morgan a Morgan Stanley con l’IPO di Facebook, le banche mostrano tutto il loro lato oscuro

Mark Zuckerberg al Nasdaq

Grandissimo successo di domanda per la suddetta IPO con tanto di Mark Zuckerberg a suonare la campanella del Nasdaq, peccato però che una volta debuttato sul listino ufficiale il titolo sia salito solo nei primi istanti per poi iniziare un’inesorabile trend ribassista che lo ha portato attualmente a perdere circa un 25% rispetto alla quotazione iniziale in nemmeno 7 giorni di vita borsistica, scenario che, fatte le debite proporzioni e distinguo, mi ha fatto però tornare in mente l’antica quotazione di Freedomland, creatura dell’esimio Virgilio De Giovanni che debuttò con esiti tragici in borsa italiana nel 2000 sul Nuovo Mercato, chi se la ricorda?

Nonostante Facebook non abbia davvero niente a che spartire con Freedomland quanto a dimensioni, solidità e prospettive e che io stesso ritenga che sia destinata a diventare nel tempo una stella di prima grandezza anche in Borsa, così come successe all’epoca in Italia anche in USA la situazione è però immediatamente degenerata e prontamente sfociata in un’azione legale con il solito rapace avvocato americano pronto a radunare in una class action sotto le proprie fameliche ali gli sventurati investitori che al momento guardano con disperazione i loro soldini dissolversi di fronte ai loro occhi (si dice che alcune società di trading e singoli investitori internazionali stiano attualmente perdendo oltre 300 milioni di dollari su Facebook!).

Leggi qua i fatti sul Sole 24 Ore e gli ultimi sviluppi sul Corriere della Sera.

La cosa per me surreale è che:

  1. Anche le pietre sanno che acquistare un’azione ad un’IPO è più una scommessa che un investimento (gambling contro investing), leggiti cosa scrivevo al proposito nel già citato articolo di più di due anni fa. Warren Buffet stesso aveva appena dichiarato che non avrebbe aderito per gli stessi motivi nonostante ritenesse Facebook una realtà interessante …
  2. Da tutte le parti si diceva che il prezzo a cui Facebook veniva quotato fosse estremamente caro con un P/E (rapporto tra prezzo dell’azione e utili attesi) attorno ai 100 punti contro una media di PE=15 unanimemente considerata di “equilibrio” sui mercati americani
  3. Nessuno ha mai detto che chi investe in borsa debba necessariamente guadagnarci essendo per sua natura un’attività di rischio a fini speculativi
  4. Nonostante tutto questo, sembra che Morgan Stanley (che è stata la banca d’affari principale nell’accompagnare Facebook in borsa e a definirne il prezzo di lancio) stia già calando le braghe e immediatamente proponendo una qualche forma di rimborso agli azionisti, probabilmente spaventata dalle notizie che stanno uscendo su strane procedure di insider trading a suo carico (si dice che da un lato pompasse il prezzo dell’IPO e dall’altro passasse invece voce ai propri clienti più importanti di vendere immediatamente le azioni dopo la quotazione in quanto il prezzo era stato gonfiato)

Insomma, caro risparmiatore, che ne pensi della grande finanza mondiale e dei suoi super trader e investitori?

Ho ragione o no quando nella pagina promozionale del mio corso INTELLIGENZA FINANZIARIA – a proposito, la prossima edizione del seminario, indispensabile come non mai, si terrà a Reggio Emilia in data 29/30 giugno 2012 – mi sbilancio promettendo che: “Dopo soli 2 giorni di corso ne saprai di più del tuo direttore di banca” ?

Questo è lo scenario della finanza mondiale in cui ci stiamo muovendo attualmente, LASCIA IL TUO COMMENTO in calce all’articolo per esprimere la tua opinione in merito.

Roberto Pesce


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :