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La grande guerra sui ghiacciai dell'Ortles. Una mostra fotografica a Bolzano

Creato il 24 marzo 2010 da Robertoerre

Cannone 10,5 cm in vetta all'Ortles 


La grande guerra combattuta sulle cime più alte rivive attraverso le fotografie che compongono la mostra “Ortles 1915- 1918: tra guerra e pace”, da oggi visibile al Centro Trevi di Bolzano. La Società Dante Alighieri propone una rassegna di 100 foto (di proprietà della Banca Popolare di Sondrio), in gran parte inedite, scattate da Franz Haller, ufficiale di una compagnia dell'Esercito Austriaco, dislocato sul monte Ortles a oltre tremila metri di altitudine. Sono fotografie che testimoniano la tragedia di una guerra combattuta in mezzo ai ghiacciai, ma anche la vita dei soldati. Episodi di fratellanza, le privazioni, i patimenti, la lotta quotidiana contro le intemperie, la caduta delle valanghe, il freddo e la fame. Sofferenze comuni per entrambi gli schieramenti tanto da far nascere una sorta di codice d'onore non sottoscritto, ma rispettato dai soldati. Curata da Luigi Giorgio Berbenni, la mostra si compone di immagini scattate sul fronte in quota e la vita quotidiana nelle retrovie. Franz Haller di Merani, scomparso a 95 anni nel 1998, ha lasciato in eredità la prova di un'umanità che si prodigava nel migliore dei modi per fronteggiare gli eventi e le situazioni generate dal terribile conflitto, nel tentativo di sopravvivere alla “Guerra Bianca”, il rischio mortale di assideramento. Prima del 1915 la maggior parte del fronte di alta montagna tra Italia e Impero Austro-Ungarico era considerato “zona militare impraticabile”. Allo scoppio del conflitto i due eserciti si ritrovarono uno contro l'altro con gli austriaci dislocati fino alla Cima Garibaldi (2843 metri di altitudine) e sull'Ortles (3905 ), il fronte più alto di tutta Europa. L'inverno fra il 1916 e il 1917 fu uno dei più freddi e nevosi del secolo. Il figlio Franz Haller junior ha raccolto le testimonianze del padre che ha lasciato in eredità (oltre 250 fotografie) e i suoi diari di guerra. “I soldati erano uomini che prima della guerra si conoscevano, montanari che andavano a caccia insieme. Durante la guerra si sono ritrovati a combattere tra loro. Nelle pause si scambiavano generi di prima necessità. Gli austriaci avevano il tabacco turco per le sigarette, gli italiani il riso e la pasta. Al cambio della guardia quando non c'era vicini gli ufficiali si davano degli avvisi per segnalare la loro presenza. Lo facevano per evitare morti inutili. I soldati avevano scavato 30 chilometri di gallerie nel ghiaccio, ad altezza d'uomo e a vari livelli con dentro il filo spinato. Nei punti cruciali c'erano sentinelle austriache a soli 100 metri da quelle italiane. Mio padre teneva un libro della vetta dove compilava un rapporto giornaliero. Una foto fa vedere il cannone trasportato sulla cima dell'Ortles dai prigionieri russi. Mio padre scrive che poi venne dato del rum per scaldarli dal freddo. Erano soldati non alpinisti e ogni anno la neve raggiungeva i 30 metri. Molti morivano sotto le valanghe”.

Roberto Rinaldi

Ortles 1915-1918 tra guerra e pace. Centro Trevi Bolzano, fino al 22 aprile.


Oberleutnant Franz Haller in divisa


il tenente Franz Haller


Sentinella austriaca in una grotta di ghiaccio


sentinella austriaca in una grotta di ghiaccio


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