Bene: nessuna di queste cose è vera. Il partito di Marine Le Pen, pur presentandosi da solo alle urne ha preso oltre il 25,19 % contro il 24,8% delle europee, pur non avendo alcun radicamento sia nel potere che nell’elettorato locale, specie nell’immensa e sparpagliata provincia francese e arrivando a conquistare un ballottaggio su due. E’ diventato in effetti il primo partito del Paese avendo preso 5. 108.o66 voti contro i 4.246. 149 dell’unione delle destre (Ump di Sarkozy, Udi e alleanze minori a seconda delle situazioni locali) e i 2. 703.751 del partito socialista. Solo il fatto che i due partiti tradizionali si siano presentati alla testa di vasti raggruppamenti di formazioni minori e soprattutto cantonali, interessate alla gestione del territorio, ma prive di senso sul piano nazionale, ha evitato loro un disastro e finirà per garantire un relativo successo alle amministrative. Ma il tempo non pare lavorare in questa direzione, il dato fondamentale è che il Front national sta aumentando il distacco verso gli altri: alle europee aveva preso 4.712.461 di voti contro i 3.943.819 del partito di Sarkozy giunto secondo. Se però quest’ultimo fosse stato alleato con l’Udi come invece è accaduto in questa tornata amministrativa, avrebbe raccolto al minimo 5.743.822 consensi.
La natura di questo exploit (anche rispetto alle locali del 2011, il Front ha guadagnato 11 punti) assieme al crollo dei socialisti, dovrebbe essere tema di grande riflessione soprattutto a sinistra piuttosto che di sbrigative consolazioni e dovrebbe indurre gli analisti che hanno frettolosamente raccontato chiacchiere quale sarà l’impatto del tripartismo reale su un sistema costruito sul bipartitismo ideale , ma innanzitutto dimostra come sia possibile raccontare balle ed essere creduti, anche in presenza di dati certi e certificati. Naturalmente il meccanismo di distrazione dalla realtà è più complesso e prevede anche azioni preventive, una delle quali è ormai divenuta un classico in Europa: attraverso sondaggi guidati dai clienti che li ordinano (la quasi totalità ormai di quelli pubblici dedicati alla politica) si gonfiano le aspettative di successo di un partito in maniera da ottenere due effetti: quello di spingere alle urne parte di un riluttante elettorato storico e quello successivo di dare l’impressione di un insuccesso rispetto ad aspettative in realtà create con le piccole magie statistiche. Alla fine l’unico dato a cui i media hanno dato rilievo è il ritorno dell’Ump e la rinascita di Sarkozy, cosa che forse può dare l’immagine della confusione che regna sotto il cielo di Parigi, ma che politicamente – se con quel politicamente intendiamo qualcosa di diverso e di migliore dell’alternanza di clan di potere – è del tutto insignificante e accessorio.
Di fatto l’imperativo in Europa è fare in modo che i partiti contrari all’euro in primis e altroeurpeisti in seconda istanza non possano vincere, se vincono dire che non è vero e se per caso arrivano al governo fare di tutto per umiliarli, screditarli e dimostrare a tutti i sudditi dell’unione che non possono fare nulla diverso di rispetto ai diktat della troika. Poco importa se si tratti di destra o di sinistra: a Bruxelles stanno benissimo gli oligarchi alla Orban, i neo franchisti spagnoli o i neonazisti ucraini purché giurino sulla bibbia liberista o la finta sinistra che sta agli stessi patti. Ciò che la governance europea teme è una rottura dell’incantesimo da qualsiasi parte venga.