La Grecia torna a nuove elezioni

Creato il 16 maggio 2012 da Yleniacitino @yleniacitino

da ragionpolitica.it

Atene perde l’occasione (non si sa quanto prelibata) di una soluzione all’italiana: professori e cattedre a dirigere i banchi del governo.  Logorata da pesanti contrasti interni, delegittimata da una popolazione stanca della soffocante cappa di austerità, ancora una volta vacilla sul binario morto della crescita. È indecisa se andare avanti gettando la zavorra o tornare al capolinea della vecchia dracma. Di una cosa però si è certi. Constatato il fallimento delle trattative con i capi di partito ellenici, il Presidente Papoulias ha optato per una decisione grave quanto inevitabile: indire nuove elezioni.

La via di un governo tecnico  per molti avrebbe provocato la morte silenziosa della politica. La posizione della sinistra ellenica rispecchiava in pieno questo sentimento. Un boccone amaro che noi italiani abbiamo già ingoiato, pur senza essere riusciti a digerirlo. Più passano le ore, più il dialogo con i capi-partito diventa serrato. In Italia si è scelto Monti, il professore incaricato di fare il lavoro sporco. Eppure, dopo circa sei mesi di governo, siamo già punto e a capo: il malcontento non accenna a diminuire, le recrudescenze anarchiche o pseudoterroristiche si fanno sentire soprattutto contro i gladiatori di Equitalia, lo spread va su e giù come la lancetta di un metronomo ma non è tanto più basso di come ci aspettavamo.

Da ultimo, Moody’s ci ha declassato, con punte di 4 notch, ben 26 istituti di credito. Un’aggressione al nostro sistema finanziario, ha reagito Mussari, il Presidente dell’ABI. Per la Grecia, chiaramente, la situazione è più grave. Perché la contabilità ellenica, frutto di anni di cosmesi incontrollata, ha creato un buco nero che ha fatto inginocchiare il paese sui tizzoni ardenti.

Solo dopo estenuanti tira e molla, hanno potuto respirare ossigeno per 148 milioni di euro. Una rigorosissima troika supervisionava il rispetto delle scadenze per gli adempimenti, ma Atene non è stata in grado di profittarne in modo saggio. Così, oggi la situazione finanziaria non è più gestibile. Forse l’austerità, che di questi tempi non è mai troppa, è stata sostenuta in modo blando. Al punto che c’è chi dall’Europa avverte Atene: se non verranno rispettati i patti presi, qualcuno dovrà ripensare il proprio sistema valutario. Barroso, per esempio, ha detto ai microfoni di Sky Tg 24 che «se un membro del club non rispetta le regole, è meglio che esca dal club».

La nomenklatura ellenica se l’è legata al dito, irritandosi per delle dichiarazioni percepite come minacce. Nonostante ciò, il ritorno alla dracma avrebbe delle conseguenze drastiche, non tanto per l’Europa ma soprattutto per la Grecia. E i cittadini ne sono più consapevoli degli esperti economisti che almanaccano sui giornali. Stando agli ultimi sondaggi, è emerso che più del 70% della popolazione vuole rimanere nell’Unione Europea.

La Germania, certo, ha avuto una parte rilevante nel gioco d’azzardo dei debiti pubblici. Schauble, Ministro delle finanze tedesco, non avrebbe scrupoli a perdere per strada la Grecia. Frau Merkel, invece, deve provare a mantenersi su una posizione più cauta, visto che il suo rigorismo esasperato ha vanificato la tenuta della coalizione della CDU, sconfitta nel popoloso land Nord Reno-Westfalia. Insomma, la Cancelliera ha tirato troppo la corda, come nei giorni scorsi, quando Junker, dopo sette anni, ha deciso di lasciare l’eurogruppo.  Troppe frizioni con l’asse Merkozy, che voleva scavalcare l’Europa dettando le sue leggi.  Vedremo, adesso, come cambierà lo scenario dopo l’ingresso del socialista Hollande. Di una grande lezione dovrà tener conto il nuovo inquilino dell’Eliseo, al momento di approcciarsi alle politiche comunitarie: che un progetto politico ambizioso come quello europeo non può essere inficiato dalle aspirazioni personalistiche.


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