Nell'ultimo anno si è registrata una crescita esponenziale dei banchi di pegno, che lucrano e guadagnano sulle necessità della popolazione come in pieno boom economico. La svendita dei beni potrà garantire momentaneamente la liquidità necessaria a tamponare l'emergenza, ma le aspettative non sono delle migliori. "Forse si salverà la Grecia, ma non i greci" si sente dire sempre più spesso.
La corsa a disfarsi dell'oro è stata incentivata da un aumento del prezzo dell'oro, a partire dal 2010. Prezzo che, tuttavia, va già ridimensionandosi. Sembra che resti comunque vantaggioso investire o vendere nell'oro, almeno nel caso della Grecia. I banchi di pegno non si fermano, tuttavia, al metallo prezioso. Diverse compagnie rilevano anche oggetti di lusso, quali le auto, che vengono poi rivendute nei mercati europei - soprattutto tedeschi. Già, perché il mercato automobilistico greco, con un calo di vendite del 40%, segue la scia della crisi. È evidente quindi che gli unici a guadagnare sono i banchi di pegno, i cui affari, molto spesso, non sono dichiarati al fisco. I controlli effettuati nell'area di Atene indicano che l'80% dei banchi di pegno non comunichino il totale delle operazioni effettuate. Una piaga in più che si aggiunge alla crisi: l'evasione fiscale in Grecia conta perdite per oltre 15 miliardi di euro l'anno.
Fonti: linkiesta.it