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La guerra dei due mondi (politici): Matteo contro Marina. Dalle dinastie politiche di Brunetta a Debora Serracchiani Segretario.

Creato il 30 giugno 2013 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali

Debora_serracchiani2di Rina Brundu. L’impressione è che da quando si è parlato di una possible discesa in campo di Marina Berlusconi, le attività politiche e di marketing di Matteo Renzi si siano fatte più febbrili. O, forse, a mettere le ali ai piedi al sindaco fiorentino è la paura che la base ci ripensi. Così, dopo avere a lungo snobbato la possibilità di diventare segretario del PD, alla maniera di Grillo, rilascia un’intervista al giornale tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung e dichiara che “chi vince le Primarie sarà il candidato premier”. Invece, lui, Matteo, se scenderà in campo lo farà non per cambiare il partito ma per cambiare l’Italia.

Centu concas centu berritas, dicono in Sardegna! Cento teste cento cappelli; in parecchi, infatti, la penserebbero diversamente: lasciando l’Italia così com’è occorrerebbe piuttosto cambiare gli italiani, inclusi i tantissimi che fanno esistere il PD. Insieme ai tanti altri che fanno esistere il partito uguale e contrario. Solo pochi giorni fa, risultava curioso, per esempio, il coro adulatorio – formato soprattutto da esponenti femminili – con il quale i luogotenenti del PDL hanno salutato una possibie entrata nell’arena politica di Marina Berlusconi. L’effetto ottenuto era così uniforme che spiccava, nell’imbarazzante mare magnum di dichiarazioni e controdichiarazioni, l’implausibile voce contraria di Brunetta: “No, alle dinastie”.

Se c’è un comportamento che si è sempre ammirato nei figli di Berlusconi è stata la signorilità con cui in tutti questi anni hanno accolto le critiche al limite del linciaggio, ricevute, a torto o a ragione, dal padre impegnato in politica. Non mi riesce dunque di capire come tutte queste signore del PDL, che dichiarano un amore viscerale verso la sua progenie, possano augurare a Marina un simile destino. Diversamente da Brunetta, non penso che il problema che si pone sia un problema di “dinastia” politica – la miglior politica statunitense dell’ultimo mezzo secolo l’hanno forse fatta i rampolli di simili dinastie – quanto un problema di “passione” e di “impegno”. Ritengo, insomma, che la leadership politica sia cosa diversa da quella manageriale e richieda altri-skills. Con questo non voglio dire che Marina non abbia tali capacità: ha dimostrato di essere un ottimo top-manager, potrebbe dimostrare di essere un altrettanto valido leader politico, ma questo input deve venire da lei. Di sicuro non deve proporsi perché sollecitato dal coro di yes-women o yes-men di cui sono solitamente circondati questi personaggi.

Paradossalmente, a trarre maggior profitto da una discesa in campo di Marina Berlusconi, sarebbe comunque la sinistra. Di fatto, un simile status-quo, che metterebbe in serio pericolo il suo futuro al governo del Paese, obbligherebbe il PD ad un reale esame di coscienza. E se un Segretario donna fosse meglio? E se una Debora Serracchiani Segretario valesse quanto è più di un Matteo Renzi in quello stesso ruolo? Se il dubbio assilla noi, figuriamoci in quel di Firenze: corri Matteo, corri…

Featured image, Debora Serracchiani, fonte Wikipedia.

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