La guerra dei Roses nella sua apparenza da commedia nera però rivela in maniera anche lucida i meccanismi dello sfaldamento dell'amore romantico di stampo patriarcale. La storia dei Roses comincia nell'idillio, con la coppia perfetta che passa attraverso tutte le fasi del romanticismo, attraversando il matrimonio, le ristrettezze, le prime affermazioni professionali, l'acquisto del nido d'amore, fino alla disfatta totale. La casa, il simbolo del loro successo coniugale, diventa teatro di guerra e vero e proprio campo di battaglia, suddiviso letteralmente per aree con tanto di terra di nessuno. Ogni simbolo d'amore viene fatto in mille pezzi e i due coniugi, gli straordinari Michael Douglas e Kathleen Turner, passano da piccoli schermaglie a vere e proprie umiliazioni e crudeltà.
DeVito gira con dovizia e attenzione - ho molto apprezzato l'utilizzo alla De Palma dello Spit Focus - e si ritaglia per sé un doppio ruolo di amico di famiglia e voce narrante, con quest'ultima che sembra il coro di una tragedia Greca.
La guerra dei Roses è oggi da considerarsi un cult di fine anni '80 e nel rivederlo non si sente affatto il peso degli anni. Finale beffardo.
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