La guerra dell’arte

Creato il 05 dicembre 2014 da Francosenia

Siamo nell'estate del 1936, quando l'artista inglese Felicia Browne intraprende un viaggio dal quale non ritornerà. Attraverso l'Europa, insieme alla sua amica Edith Bone, per andare ad assistere alle Olimpiadi Popolari a Barcellona. L'evento non ebbe mai luogo, e le due amiche vennero sorprese dalla rivolta militare che sarebbe sfociata nella guerra civile. Era il 3 agosto del 1936, e Felicia aveva 32 anni quando si unì alla colonna Karl Marx che lascia Barcellona diretta verso il fronte di Aragona.
"Tu dici che se non dipingo o non scolpisco, non afferro le cose" - scrive Felicia ad un'amica - "Ma io posso fare solo quello che è valido ed urgente per me. Se la pittura e la scultura lo fossero più del terremoto che si sta scatenando nella rivoluzione, o se le domande poste dalle une non entrassero in conflitto con quelle poste dalle altre, dipingerei e scolpirei".
A Tardienta (Huesca), mentre portavano a termine un sabotaggio della linea ferroviaria, vennero attaccati dai fascisti. Un miliziano italiano venne ferito e Felicia andò in suo soccorso. Entrmbi vennero falciati dal fuoco di una mitragliatrice. L'artista inglese fu la prima, dei circa 2.500 miliziani britannici che si batterono insieme al bando repubblicano, a cadere sul campo di battaglia. La pioggia di piombo non permise ai suoi compagni di recuperare i corpi, ma qualcuno riuscì a recuperare il suo zaino dove teneva un quaderni in cui aveva tracciato disegni che raffiguravano miliziani e civili. Nell'ottobre di quello stesso anno, i disegni vennero esposti a Londra, e la storia di Felicia venne così conosciuta dagli artisti di quel paese che, insieme ad altri 26 Stati europei, aveva firmato un patto di non intervento nel conflitto spagnolo.
Secondo le parole di uno di loro, Stephen Spender, quella spagnola è stata una "guerra di poeti". "La prova generale dell'inevitabile guerra europea", come la definì Ernest Hemingway, è stata raccontata sul campo da decine di famosi scrittori, molti di loro inglesi. come George Orwell e W.H. Auden. Ma la lotta che i loro compatrioti artisti hanno combattuto al fronte o nei loro studi è meno nota. Questo è il tema della mostra "Coscienza e conflitto: gli artisti inglesi e la guerra civile spagnola" che ha luogo dall'8 novembre 2014 al 15 febbraio 2015 presso la Pallant House, a Chichester, nel sud dell'Inghilterra.
"Tutto il mondo conosce il Guernica di Picasso, ma se chiedi circa l'influenza che ha avuto il conflitto sugli artisti britannici, nessuno ne sa niente", ammette Simon Martin, direttore artistico del museo che conserva un'importante collezione di arte inglese del XX secolo. "Il fatto è che ha segnato tutta una generazione che rimase coinvolta, politicamente ed umanamente, in quello che accadeva in Spagna e in quello che significava per l'Europa".

E' in questo museo che si trova il ritratto di una contadina spagnola - fatto a lapis e recuperato dallo zaino di Felicia - privo di ogni sentimentalismo o da qualsiasi ambizione propagandistica, come recitava la recensione fatta dal New Statesman a proposito della mostra che ebbe luogo a Londra nello stesso anno della sua morte. La mostra era stata organizzata dall'Artists International Association (AIA), e ad essa seguirono altre numerose mostre, esposizioni e campagne per ottenere aiuti umanitari, e nell'intento di arrivare ad un pubblico meno elitario rispetto a quello delle gallerie, molti artisti ingesi si diedero a disegnare poster, cartelloni e murales. La loro natura effimera, a differenza delle opere durature degli scrittori, è una delle ragioni per cui hanno finito per essere relativamente meno significative.
Quando il poeta W.H. Auden partì diretto in Spagna, per guidare ambulanze nel bando repubblicano, espresse un timore: "Spero solo di non trovare troppi surrealisti lì!" Non risulta che ne abbia incontrati, ma c'erano. Il linguaggio surrealista si rivelò essere uno strumento artistico efficace per rispondere agli orrori della guerra. Ne fanno fede le opere di Henry Moore e di S. W. Hayter.

Ma la mostra rende omaggio anche al lavoro di agitazione svolto dai surrealisti nel Regno Unito, documentando con fotografie e con una maschera originale la performance messa in atto a Londra, nel corso della manifestazione del 1° maggio del 1938, dai surrealisti FE McWilliam, Roland Penrose e Julian Trevelyan che marciarono travestiti, mascherati da primo ministro CHamberlain, col braccio alzato nel saluto nazista. Lo stesso Penrose, che alla fine del 1936 era andato in Catalogna, giocò un ruolo chiave nel salvataggio del Guernica di Picasso e nel suo trasferimento a Londra, dove venne esposto all'inizio del 1939. Quello che la mostra si propone, è di smontare il luogo comune dell'isolamento degli artisti inglesi durante la prima metà del XX secolo, mostrando il ruolo che ebbero in un conflitto che insegnò ad una generazione che l'orgoglio può convivere con la sconfitta. Con le parole di Albert Camus: "è stato in Spagna che la mia generazione ha appreso che si può aver ragion ed essere sconfitti, battuti, che la forza può distruggere l'anima, e che a volte il coraggio non ottiene alcuna ricompensa".


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