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La II Guerra Mondiale a bilancio e il debito della Grecia verso la Germania diventa credito

Creato il 12 settembre 2012 da Carusopascoski

La II Guerra Mondiale a bilancio e il debito della Grecia verso la Germania diventa creditoDiffondo su queste pagine un interessante articolo de Il Fatto Quotidiano dell’11/09/12 a firma di Francesco De Paolo ed inserisco come introduzione tre commenti possibili al fatto che l’articolo illustra:
1) C’è un paese in Europa che serra le briglia a tutti e ancora non ha pagato cifre stabilite da accordi internazionali per i disastri provocati dal suo passato ben maggiori di quelle che esige oggi per la crisi e che i propri istituti bancari hanno contributo a provocare, e per giunta assurge per un vantaggio economico, ricavato attraverso lo strapotere della finanza e la residua efficienza di un sistema economico finito, a guida politica e morale della UE.

2) Se in Grecia tirano fuori una storia del genere pur di prendere tempo ma senza contestare politicamente mezza virgola delle direttive della troika vuol dire che resteranno schiavi della finanza ancora a lungo.
3) Se il restyling in atto della UE procede con certe dinamiche di arroganza politica da un lato e provocazioni dall’altra, c’è ben poco da sperare.
Quel che è certo è la difficoltà storica degli alti funzionari tedeschi nel riconoscere le sconfitte militari dei predecessori. Ecco forse perchè si nota sempre una sinistra consonanza con la Germania del passato, di cui la Germania attuale ha realizzato un sogno incompiuto: la conquista degli assetti industriali fondamentali delle nazioni concorrenti. Speriamo che stavolta si riesca a fermare questa miopia morale e arroganza politica senza le centinaia di milioni di morti del passato.

Che i denari “riparatori” dei danni post secondo conflitto mondiale non fossero mai arrivati nelle casse di Atene era cosa risaputa. Ma adesso, alla vigilia dell’ultimo report della Troika che potrebbe anche mettere fine alle speranze di salvataggio del Paese, il ministero delle Finanze greco vuole fare sul serio per ottenere quel risarcimento. Lo scrive, oggi dopo mesi di petizioni e richieste da parte di varia stampa internazionale, anche il Financial Times Deutschland secondo cui il vice ministro dell’Economia greco avrebbe istituito un gruppo di lavoro per valutare i documenti ufficiali presenti negli archivi storici. E con essi (i risultati tecnici sono attesi per la fine dell’anno) proporre ai rappresentanti di Bce, Fmi e Ue una sorta di integrazione al pacchetto di salvataggio contenuto nel memorandum.

I fatti: Hitler invase la Grecia nell’Aprile 1941, saccheggiandola e devastandola in lungo e in largo. Ha scritto la Croce Rossa Internazionale nel suo rapporto ufficiale sulla questione che tra il 1941 e il 1943 almeno 300.000 cittadini greci morirono letteralmente di fame, in virtù proprio di quelle razzìe da parte dei tedeschi. Inoltre sia la Germania che l’Italia, oltre a pretendere cifre elevatissime per le spese militari, ottennero forzatamente dalla Grecia anche quello che venne definito un prestito d’occupazione, consistente in 3,5 miliardi di dollari. Lo stesso Fuhrer riconobbe in quella circostanza il valore legale del prestito e avallò il risarcimento. Ma alla Conferenza di Parigi nel 1946 qualcosa andò storto e alla Grecia furono riconosciuti 7,1 miliardi di dollari come risarcimento, invece dei 14 richiesti. E mentre l’Italia ripagò regolarmente la propria parte del prestito, la Germania si rifiutò costantemente di farlo. Come se le riparazioni post belliche non fossero necessarie.

Ma a quanto ammonta oggi quella cifra? Prendendo come metro di valutazione l’interesse medio dei Buoni del Tesoro americani dal 1944, (il 6%) ballerebbero cifre enormi: 163,8 miliardi di dollari per l’occupazione 332 miliardi di dollari per i danni. E secondo un rapporto redatto nel luglio del 2011 dall’economista francese Jacques Delpla, la Germania dovrebbe corrispondere alla Grecia 575 miliardi, molto di più dei 355 miliardi di euro circa che oggi costituiscono il macigno di debiti sul futuro di Atene.


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