La III Sinfonia di Beethoven

Creato il 24 luglio 2013 da Paolo Statuti

Busto in bronzo di Beethoven nel mio studio

 Sulla III Sinfonia di Beethoven ho già scritto in uno dei primi articoli del mio blog. Oggi torno sull’argomento con la traduzione dal polacco di un testo tratto dalla raccolta di feuilleton musicali Spotkania z muzyką (Incontri con la musica, prima edizione 1956) dello scrittore, drammaturgo, saggista e pubblicista polacco Jerzy Broszkiewicz (1922-1993).

   Tra le sinfonie di Beethoven la terza (Eroica)è la mia prediletta, del resto lo era anche del grande compositore, prima che creasse laNona. Quest’ultima è stupenda e grandiosa, un po’ troppo forse per i miei gusti, inoltre a me risulta piuttosto monotona, quindi preferisco ascoltare, senza stancarmi mai, l’Eroica – questo gioiello beethoveniano, un gioiello che fa vibrare l’anima, che esalta,  consola, sprona, commuove, e che mostra tutta la grandezza di Ludwig van Beethoven. Esistono molte “oneste” e molte belle esecuzioni di questa Sinfonia, ma ai buongustai in cerca di “leccornie” musicali segnalo l’interpretazione del celebre direttore, compositore, pianista, scrittore e pedagogo austriaco Felix Weingartner (1863-1942) con la Filarmonica di Vienna, registrata il 22 e 23 maggio 1936 (una settimana prima della mia nascita), vi assicuro che lascia…senza fiato!

                                           

Felix Weingartner

 La “Terza”

   Era il 1812. A Teplice, località termale ceca, tornavano dalla passeggiata pomeridiana due celebri personaggi in cura. Un vecchio distinto dagli occhi di filosofo e i gesti di un diplomatico, e un uomo nel pieno delle forze, che parlava con voce stridula e dura, la voce dei deboli d’udito, smodato nei movimenti, sorprendente tuttavia per la forza degli occhi chiari e la testa leonina.

   Ed ecco che i due incontrano sulla loro strada la famiglia imperiale con tutto il seguito – l’imperatrice, il principe Rodolfo, le principesse, gli aiutanti guarniti di oro. Il più vecchio dei due uomini toglie immediatamente la mano da sotto il braccio del compagno, si leva il cappello, si tira indietro con dignità, ma anche con deferenza, sul bordo della strada. L’altro invece si calca ancor più il berretto sugli orecchi e con le braccia all’indietro prosegue tranquillo.

   Era uno spettacolo sorprendente – i principi stupiti e il seguito si fermano come facendo ala. L’arditezza del passante aveva capovolto tutte le regole del cerimoniale: l’imperatrice lo saluta per prima, e anche l’arciduca si affretta a inchinarsi.

   Egli invece dopo averli superati si ferma e, vedendo il compagno più anziano che saluta la corte con un inchino impeccabile, scoppia in una stridula risata. Poi a lungo si burla di quella riverenza degna di un consigliere di corte del granduca di Weimar – ma indegna di un artista. E l’artista, come anche il consigliere di corte, era Johann Wolfgang Goethe in persona.

   Goethe ascoltava le frecciate con un acido sorriso. Le considerava un segno di grossolanità e di eccessiva megalomania – e non le perdonerà mai a Beethoven.

   Fu lo stesso compositore a narrare questa storiella in una lettera a Bettina von Arnim. In fin dei conti l’ingenua gioia e l’ingenuo orgoglio sono anche divertenti. Il gesto repubblicano del signor Beethoven sicuramente aveva offeso non solo il consigliere di corte del granduca, ma anche la famiglia imperiale. Non molto tempo prima il principe de Rohan ordinò di bastonare Beaumarchais. Ciò avvenne tuttavia prima del processo al cittadino Capet. Mentre l’affronto di Beethoven ebbe luogo a Teplice dopo quel processo. Inoltre fu un affronto fatto da Beethoven – un compositore che viveva in modo stentato, con problemi finanziari, con una infermità e mille altre tribolazioni, ma un compositore la cui fama oscurava già allora lo sfarzo del trono.

   Il rigoglio della sua grandezza si verifica nei primi anni del secolo. Gli inizi di questo rigoglio risalgono a prima. Ma la vera esplosione avviene proprio allora. E’ rimasta racchiusa in una sinfonia in quattro tempi (Allegro con brio – Marcia funebre, Adagio assai – Scherzo – Allegro molto) in mi bemolle maggiore, con l’annotazione: per festeggiare il sovvenire di un grand’Uomo.

  Era il 1804.

   Proprio allora Beethoven senza curarsi dei criteri che stravolgeva, delle grandezze che colpiva e offendeva, entrò nella musica con il tema dell’Eroica, per iniziare un ordine nuovo. Ciò avveniva dopo il processo di Capet, dopo la rivoluzione francese – e proprio in stretto rapporto con essa. Il patos, la forza e la grandezza della rivoluzione, hanno fatto sì che un tema molto semplice costruito su un accordo di tre note sia giunto a una tale sommità. Questo piccolo tema era già scherzosamente risonato nell’ouverture dell’opera Bastien et Bastienne di Mozart. Qui invece la stessa serie di suoni è diventata quasi il grido battagliero di un’epoca intera – piena di drammi e scontri, battaglie e barricate. Le prime due sinfonie erano ancora signorili, eleganti, incipriate e acconciate.

   Ma poi Beethoven è diventato repubblicano. Ha guardato il mondo con occhi nuovi. Ha deciso di onorare con la sua arte l’eroismo della rivoluzione malgrado, e perfino contro, molte sue precedenti esperienze estetico-formali. La nuova filosofia, la nuova ideologia dell’artista gli suggerì un nuovo linguaggio musicale, gli impose una nuova costruzione del ciclo sinfonico e la nuova struttura del primo Allegro, ampliò la trasformazione fino a duecentoquarantasei battute, ispirò nuove idee di strumentazione.

   Non conosco nella storia della musica un esempio così stupefacente come la rivoluzione beethoveniana nella III Sinfonia.

   Il compositore qui è diventato un “creatore tendenzioso” – ha deciso di esprimere con la musica la sua idea, il suo rapporto filosofico col mondo. “Col berretto calcato sugli orecchi, le braccia all’indietro proseguì tranquillo”. Affermò che “il progresso e il coraggio sono lo scopo principale sia dell’arte, che della vita” (da una lettera di Beethoven).

   Beethoven “ha avuto inizio” dalle prime proprie battute. Ma il Beethoven che ha scritto un nuovo capitolo nella storia della musica, è nato proprio nellaIII Sinfonia. Poi sono venute le ouverture delCoriolano e dell’Egmont, il IV Concerto e l’Appassionata – eroismo e forza, progresso e coraggio, ecco le parole d’ordine. Con la nascita della nuova idea nasce la nuova estetica formale del compositore…Sì! “Tendenziosa” è la forma, la strumentazione, la creazione tematica e la tecnica delle variazioni, tutto: ogni frase, ogni tema, ogni motivo.

   Naturalmente l’esempio di Beethoven non rappresenta una regola. Ma è uno degli esempi più belli e più forti di funzione dell’idea in un’arte, a quanto pare così “formale” come la musica. E’ vero che la filosofia non riesce a mutare uno scarabeo in aquila,  – ma sicuramente riesce a trasformare un grande talento in un genio del progresso e del coraggio. Lo conferma la storia della III Sinfonia.

(C) by Paolo Statuti


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