La cosa che fa più rabbia è che, complice il clima piovoso e non tanto caldo, Pechino era stata fino a quel momento teatro di un bella partita e non solo veicolo di facili guadagni per Napoli e Juventus. Ma veniamo alla fredda cronaca.
Al via la Juventus di Antonio Conte, pardon di Massimo Carrera, sembra un po’ svagata specie in difesa e il Napoli colpisce in contropiede su buco di Lucio. Cavani si fa prima fermare da Buffon, ma non sbaglia sulla ribattuta. Dieci minuti e Asamoah al volo di sinistro su cross di Vidal rimette tutto in parità. Il Napoli è però più in palla e Bonucci non vuole essere da meno del suo nuovo compagno di reparto: Pandev gli ruba palla, s’invola e con un bellissimo pallonetto di sinistro batte Buffon. Il tempo si conclude sul 2-1 per gli azzurri.
Matri anche nella ripresa non scende in campo, ma stavolta perché Carrera lo lascia negli spogliatoi e dà fiducia a Vučinić. La partita cambia in quel momento. Il montenegrino è incontenibile: prima coglie una traversa, su deviazione di De Sanctis, poi scarta il portiere e solo un intervento di Cannavaro salva il 2-2. Poi Mazzarri sostituisce Cannavaro, un po’ nervoso ma sicuramente più a suo agio del nuovo entrato Fernandez. Intanto Cavani in contropiede si divora più volte il gol del doppio vantaggio, più che altro per poco altruismo e fatalmente il pareggio arriva. Vučinić si procura un rigore dubbio, Vidal trasforma e il Napoli comincia a perdere le staffe. Poi arriva il ciclone Mazzoleni che distrugge i partenopei e la partita in tre mosse. I supplementari servono solo a sancire la vittoria dei bianconeri. Il 3-2 è un autogol: Maggio mette dentro di testa una punizione di Pirlo. Il 4-2 è un capolavoro: Asamoah in profondità per Marchisio, assist al volo per Vučinić che mette dentro.
La Juventus così passa col rosso e si porta a casa il primo trofeo dell’anno. Le polemiche possono iniziare.
federico